la Repubblica, 20 gennaio 2016
Clerici scrive della sconfitta di Nadal (anche se non ha visto la partita)
Nadal ha perduto, per la seconda volta nella sua vita di Grand Slammer, in primo turno di uno dei Quattro Grandi Tornei. La domanda che in molti si facevano l’anno passato, nei suoi momenti di improvvisa difficoltà, viene ripetuta da esperti e da tifosi: «È finito?». Su queste pagine, due geni della medicina e della chiropratica, Parra e Caronti, già avevano pronosticato la fine anni fa, per sopravvenienti difficoltà muscolari.
L’anno passato, tuttavia, a un primo periodo funebre, era seguita una mezza rinascita, che pare adesso nuovamente rimandata, o secondo i pessimisti, conclusa. Di simile incontro, al quale non ho avuto la fortuna di assistere, ricordo tuttavia un precedente, non solo nella memoria, il 30 gennaio 2009, quando in molti scoprimmo il per noi sconosciuto madrileno, Verdasco. Commetto autoplagio, e ricopio «Quell’inatteso fenomeno di Verdasco, madrileno chic, ricco col campo in casa, seduttore, costringeva Nadal ad una posizione difensiva e, battuto che avesse, entrava dentro il campo, per scambiare violento col rovescio bimane, e costringeva il numero uno (di allora) a cambiare gesto, ad utilizzare il rovescio ad una mano, per tener bassa la palla».
Rod Laver, che aveva avuto la cortesia di rivolgermi la parola, mi avrebbe ricordato la difficoltà dei mancini, come lui, nel mutare schemi e rotazioni contro altri mancini, vicenda che accade una volta su dieci, o addirittura quindici. Da allora, Verdasco, ormai trentaduenne, ha convinto tutti della sua incostanza, addirittura superiore al suo talento. Si è affrettato ad uscire dai primi dieci, che aveva raggiunto proprio quell’anno, ed è addirittura sceso al n. 45. Ma ciò è solo lievemente complementare ad una domanda rivolta a Nadal, nella conferenza stampa: «Lei pensa che sia ancora presto, nella stagione, per attuare i cambiamenti che suggerisce suo zio coach, e per tornare in alto?». «È difficile prevedere il futuro – ha risposto il come sempre educato Nadal – mi pareva di giocare molto bene in allenamento». E allora, cosa pensare da una lontana scrivania? A vincere è stato il geniale e incostante Verdasco? A perdere è stata la brutta copia di Rafa o il Nadal di una volta? Mi spiace di propendere per la copia.