la Repubblica, 20 gennaio 2016
Gasperini non va lasciato solo
Sembra incredibile, ma un allenatore di calcio che si ribella agli insulti dei capi ultras e li tira in ballo pubblicamente chiamandoli per nome è una novità assoluta. Lo ha fatto il tecnico del Genoa, Gasperini, ribellandosi a una logica di connivenza e omertà che ha consegnato, di fatto, gli stadi italiani al bullismo organizzato, svuotandoli (di conseguenza) degli spettatori “normali”. I meccanismi di controllo territoriale degli ultras negli stadi rimanda a quello della malavita in certi quartieri: è uno scandalo sociale di questo Paese, e non il meno rilevante se si pensa al suo nefasto contagio comportamentale e al folle costo (pagato da noi tutti) per cercare di garantire l’ordine pubblico.
Eppure il mondo del calcio non ha mai dato segno di dolersene più di tanto. Così che fece scalpore l’atteggiamento dell’americano Pallotta, neoproprietario della Roma, furibondo e incredulo per l’esorbitante ruolo della curva romanista allo stadio e nella vita della squadra. Ricatti, aggressioni, ingerenze inammissibili sono all’ordine del giorno in molte piazze calcistiche. Ora, finalmente, l’allenatore del Genoa, fortunatamente spalleggiato dalla sua società (e non era scontato), si dichiara stufo di subire. È importante parlarne e non lasciarlo solo: e sono le stesse parole che si dicono nelle terre di malavita per chi osa alzare la testa.