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 2016  gennaio 20 Mercoledì calendario

Anche l’onorevole del Pd Benifei finisce nella classifica di Forbes dei 30 under 30 più influenti d’Europa (anche se nessuno sa chi è)

È uno tra i politici under 30 più influenti d’Europa, Brando Benifei, spezzino, europarlamentare Pd. Con lui, nella “30 under 30” della rivista americana Forbes, che quest’anno ha riservato una sezione anche all’Europa, tra gli italiani ci sono anche altri due politici, il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, M5S, il più giovane in quell’incarico istituzionale e Anna Ascani, deputata sempre Pd. Benifei, approdato a Bruxelles con 40.000 preferenze, ora difende la politica europea di Renzi e pensa si debba dare “un’aggiustata” al Pd. Onorevole Benifei, lei non è proprio un volto noto, come spiega questa consacrazione autorevole?
«Si è partiti da quota 1000 poi i tre giudici: Roberto D’Alimonte, Fabrice D’Almeida e Matthew Kaminski, sono arrivati a 30. Hanno deciso loro. Mi ha stupito, in positivo, l’attenzione al Parlamento europeo. Di solito non è così intensa».
Nell’Europa delle polemiche Juncker- Renzi, lei come si schiera?
«Credo che la politica estera del premier per l’Europa sia corretta. È lui a aver collocato l’Italia tra i paesi leader, e lo dico io che non sono mai stato un suo pasdaran. L’Italia nella battaglia contro un’ eccessiva austerità si è comportata bene, fin dal semestre italiano. È stato ottimo checché se ne dica».
Nelle motivazioni di Forbes, si legge che lei crede negli Stati Uniti d’Europa, coordina iniziative anche legislative legate all’occupazione come la Garanzia Giovani. Che cosa l’ha colpita di più?
«Il progetto “Garanzia Giovani”, è una sorta di incentivo per la formazione con finanziamenti, stage in aziende. E poi il lavoro: vorrei arrivare a stabilire una connessione tra i campi più diversi, dai diritti umani alla trasformazione digitale della società».
Onorevole Benifei, lei, a sorpresa, alle Europee si è conquistato un seggio nel Nord Ovest con quasi 40 mila preferenze, partendo dalla Spezia. Come ha fatto?
«Ero responsabile dei giovani democratici, loro hanno voluto la mia candidatura e si sono dati da fare».
Stato di salute del pd?
«Penso abbia bisogno di un’aggiustata, siamo molto forti nell’azione del governo, ma dobbiamo rafforzarci soprattutto tra i giovani. È la nostra sfida».