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 2016  gennaio 20 Mercoledì calendario

Ma Sarri non era il simbolo del nuovo?

Francamente una cosa così, credo non sia mai successa su un campo di calcio, almeno da quando le partite sono tenute d’occhio dalle telecamere. Non facciamo le mammolette, sui campi di calcio se ne sentono d’ogni: insulti, provocazioni, offese da codice penale. Quando un calciatore è in trance agonistica è facile che saltino i freni inibitori e il repertorio degli insulti non conosce vie di mezzo. Ma per gli allenatori è diverso: loro sono i timonieri, la guida, l’esempio. Loro devono conservare il sangue freddo. A loro non è permesso dire quello che dicono i giocatori. Per questo stupiscono non poco le parole che Maurizio Sarri avrebbe rivolto a Roberto Mancini. Le ingiurie omofobe sono un reato. E poi perché usare insulti sessuali contro un collega? Non si può dire a uno che è «frocio» e «finocchio», nemmeno durante una partita di calcio. Anzi. Questi epiteti stupiscono ancora di più proprio perché pronunciati da Sarri, uno che nel mondo del calcio sta rappresentando qualcosa di nuovo, di positivo legato alla rinascita del Napoli, come squadra e come mentalità. Il tecnico si è difeso confermando gli insulti, ma sostenendo che quello che si dice sul campo, sul campo deve restare. Ma con i microfoni aperti e le telecamere accese questo ormai è impossibile. Sarri dovrebbe saperlo. L’offesa gratuita nasce sempre da un calcolo meschino e non è vero che ingrandisce chi la fa. Purtroppo è vero il contrario.