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 2016  gennaio 20 Mercoledì calendario

L’Ue ancora contro l’Italia • Il premier libico annuncia la lista dei ministri • Si farà il referendum sulle trivellazioni • Le riserve di petrolio e gas in Italia • È morto Ettore Scola • I robot ruberanno posti di lavoro, ma non in Italia • Quelli che prendono in affitto la scrivania in casa di altri per farne un ufficio • Per gli stessi prodotti le donne pagano di più


Europa Continuano gli scontri tra l’Europa e l’Italia. Ieri Junker, presidente della Commissione, durante la plenaria dell’Europarlamento: «Alcuni governi sono veloci ad attaccare Bruxelles, ma si guardino allo specchio, anche loro sono Bruxelles». Ancora meno diplomatico l’attacco del capogruppo del Partito popolare europeo, la prima forza di Strasburgo, Manfred Weber. Bavarese, vicepresidente della Csu, vicino ad Angela Merkel: «Quello che sta facendo Matteo Renzi mette a repentaglio l’unità dell’Europa a vantaggio del populismo». Lo stesso Weber indica il punto dell’offensiva italiana che maggiormente preoccupa Berlino: «L’Italia ostacola il versamento dei 3 miliardi alla Turchia per contenere il flusso di migranti, e questo danneggia la credibilità dell’Europa». In mattinata Renzi, prima dello scontro a Strasburgo, aveva pubblicato su Facebook l’ennesimo post battagliero: «L’Italia, sempre più aperta e attrattiva per gli investimenti internazionali, è la risposta migliore a chi impaurito da questo nuovo protagonismo italiano preferirebbe averci più deboli e marginali, come purtroppo è spesso accaduto in passato. Se ne facciano una ragione: l’Italia è tornata, più solida e ambiziosa». In serata parlando con i suoi collaboratori commenta l’attacco di Weber spiegando che «la nostra battaglia è sacrosanta, è per l’Europa, non contro l’Europa. Le politiche su immigrazione ed economia sono state sbagliate e per questo chiediamo il rispetto che si deve a un Paese fondatore. Non arretro nemmeno di mezzo centimetro» (D’Argenio, Rep).

Libia In Libia il premier incaricato, Fayez al Sarraj, ha annunciato la lista dei ministri del suo governo di concordia nazionale, frutto degli accordi stretti a Roma in dicembre. Da 12 ministeri auspicati si è arrivati a 32, nel tentativo di accontentare tutti i territori e le anime del frammentato territorio libico. Il governo, tuttavia, per il momento resta in Tunisia, non avendo le condizioni di sicurezza per rientrare a Tripoli. Non è detto che otterrà la fiducia dei due terzi del Parlamento di Tobruk. Niente ministero della Difesa al generale Haftar, l’uomo forte di Tobruk e degli americani. Al suo posto il colonnello Al Barghthy, 48 anni, la bestia nera dell’Isis, un tempo amico di Haftar e oggi molto meno. L’Interno va al superpoliziotto Al Khoja, degli islamisti di Alba libica, il Petrolio e l’Informazione a due cirenaici, mentre ci sono poltrone come i Trasporti (in un Paese dov’è impossibile circolare) o la Cultura (l’unica donna della squadra, l’unica libera scelta concessa al premier) assegnate solo per logiche d’equilibrio (Battistini, Cds).

Referendum La Consulta ha dichiarato l’ammissibilità del referendum sulle trivellazioni e l’estrazione di petrolio dai pozzi che si trovano lungo le coste italiane. Il referendum era stato proposto da nove Regioni e dagli ambientalisti. Si andrà a votare in un data da decidere, compresa, per legge, tra il 15 aprile e il 15 giugno (Milella, Rep).

Pozzi Dai pozzi italiani nel 2014 sono stati estratti 5,7 milioni di tonnellate di petrolio e 7,3 miliardi di metri cubi di gas naturale. Rappresentano il 10,3% del fabbisogno di petrolio e l’11,8% del consumo di gas del Paese, che fanno risparmiare ogni anno 4,5 miliardi di euro sulla bolletta energetica. I dati di Assomineraria, l’associazione di settore di Confindustria, dicono che la nostra dipendenza dall’estero in fatto di bolletta energetica è molto superiore alla media europea: i Paesi nel Vecchio Continente importano il 53% del loro fabbisogno di carburanti mentre in Italia la percentuale è all’82. Per le importazioni di gas e petrolio nel 2011 l’Italia ha pagato 63 miliardi di euro, il 4% del Pil. Uno studio presentato nel 2012 da Rie (Ricerche industriali ed energetiche) per conto di Assomineraria diceva che nel 2010 i giacimenti petroliferi non sfruttati in territorio italiano valessero 187 milioni di tep, le tonnellate equivalenti di petrolio. In quello stesso anno la produzione italiana era stata solo di 5,1 milioni di tep. Analoga la situazione per il gas: la produzione italiana nel 2010 è stata di 6,3 milioni di tep contro riserve stimate in 82,4 milioni. Lo stesso studio ipotizzava, ma eravamo nel 2012 e si sono già persi tre anni, che una politica di apertura di nuovi pozzi avrebbe potuto raddoppiare la produzione di petrolio e gas entro 15 anni. Passando da 11,9 milioni di tep (5,3 di petrolio e 6,6 di gas) a 21,6 milioni di tep complessivi (Griseri, Rep).

Scola/1 È morto ieri al Policlinico di Roma Ettore Scola. Era arrivato in ospedale dopo un infarto ed era entrato in coma. Era nato il 10 maggio 1931 a Trevico, provincia di Avellino. Si era formato alla scuola del Marc’Aurelio, la rivista satirica a cui collaboravano giovani intellettuali e disegnatori, era entrato nello spettacolo scrivendo battute per comici, da Alberto Sordi a Totò, prima per la radio poi per il cinema. Dopo aver collaborato a varie sceneggiature (I mostri e Il sorpasso con Dino Risi, Io la conoscevo bene con Antonio Pietrangeli) aveva esordito nella regia nel 1964 in Se permettete parliamo di donne con Vittorio Gassman (Fusco, Rep).

Scola/2 «È stato Gassman a spingermi a fare il regista, un mestiere da bugiardo, tutti sul set hanno una domanda per te e tu evi fingere di sapere tutto. Come fossi un oracolo. In realtà io sono pigro, il mestiere che preferisco è quello dello sceneggiatore» (Ettore Scola) (ibidem).

Scola/3 Michele Anselmi sulla Stampa: «E poi c’è la politica. Vissuta sempre a sinistra, militando prima nel Pci e poi nelle diverse configurazioni assunte da quel partito. Già veltroniano, poi vendoliano, infine chissà, Scola ha saputo raccontare al cinema i rovelli del militante di sinistra di fronte alle svolte della Storia e dell’esistenza. Da C’eravamo tanto amati a Gente di Roma, passando per La terrazza e Mario, Maria e Mario, i suoi film sono pieni di comunisti (o ex) alle prese con lo sfaldarsi dell’Ideale».

Robot Secondo una ricerca presentata al World economic forum entro il 2020 spariranno cinque milioni di posti di lavoro in 15 grandi Paesi, per effetto anche della «quarta rivoluzione industriale», cioè le innovazioni in campi come la robotica, l’intelligenza artificiale e le biotecnologie. In Italia robot e biotech cancelleranno 200 mila posti di lavoro ma ne creeranno altrettanti. In Francia spariranno circa 500 mila posti a fronte di 100 mila nuove opportunità con un effetto netto di -400 mila. Saldo negativo anche in Germania (intorno a 600 mila posti di lavoro in meno): le nuove opportunità occupazionali saranno circa 500 mila, ma i lavori che spariranno, sempre secondo il report, arriveranno a 1,1 milioni. Lo studio parla di saldi negativi per sanità, energia e servizi finanziari. Beneficeranno invece della «quarta rivoluzione industriale» l’information technology, i servizi professionali, i media e l’industria dell’intrattenimento (Stringa, Cds).

Uffici La francese OfficeRider si occupa di affittare spazi casalinghi a ospiti paganti, freelance con pochi soldi e l’immediato bisogno di una scrivania, una buona connessione internet e una stampante. Il suo fondatore, Florian Delifer, ha avuto l’idea durante un viaggio in America: «Non trovavo un posto tranquillo ed economico dove lavorare e ho capito di aver individuato una nicchia su cui investire». In America c’è Breather, 100 uffici nelle maggiori città, gestite con una app che permette di scegliere lo spazio e accedervi grazie a un sistema di pin. A Londra Spacehop è specializzata in appartamenti-ufficio arredati alla moda, Vrumi è amato dai fisioterapisti per le sue stanze luminose e areate. In Italia, invece, c’è Ufficiotemporaneo.it, sito che si occupa di trovare spazi di lavoro da condividere. Dice Gianluca Mastroianni: «Qui già l’idea di condividere uno studio sta prendendo piede a fatica, e solo perché c’è la crisi. Ma non escludo che in futuro si arrivi alle case: la domanda di spazi è in crescita. Li cercano psicologi, consulenti, avvocati, startup che non vogliono impegnarsi in contratti d’affitto onerosi» (Lombardi, Rep).

Prezzi Nel Parlamento inglese si discute della “gender tax”: prodotti destinati alle donne costano di più di quelli destinati agli uomini. Per esempio già i giocattoli per le femmine costano di più di quelli per i maschi. Il mese scorso, il New York City Department of Consumer Affairs aveva monitorato i prezzi al dettaglio in città e aveva scoperto che le donne newyorchesi pagano, in generale, il 7% circa in più rispetto agli uomini per gli stessi articoli (l’Iva, a New York, è dell’8,75%). Nel 2012, la rivista Forbes aveva scoperto che il «price gap», la differenza nei prezzi tra uomini e donne, costava all’anno, alle donne americane, quasi 1.300 euro. Il Times ora conferma: importanti catene nazionali come Tesco e Boots, e un gigante come Amazon, fissano prezzi più alti per gli articoli che hanno come pubblico le donne. Esempio dei rasoi al supermercato: quelli da depilazione femminile costano il doppio di quelli da barba, pur essendo identici (tranne nei colori) (Persivale, Cds).

(a cura di Daria Egidi)