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 2016  gennaio 20 Mercoledì calendario

La Balzani vuole che le tasse pagate dai milanesi restino a Milano

MILANO Ha tre figli piccoli (5, 8 e 12 anni). E se chiedi a Francesca Balzani un progetto che le piacerebbe realizzare per Milano, arriva la risposta da mamma: «Vorrei occuparmi di sicurezza dei bambini estendendo a tutte le scuole la chiusura delle strade davanti agli ingressi negli orari di entrata e uscita. Un’ottima cosa per la sicurezza dei bambini e anche per la qualità dell’aria, visto che solitamente di fronte ai cancelli si concentrano decine di macchine e quelle vie diventano una camera a gas».
Come si garantisce la trasparenza negli appalti?
«In questi anni abbiamo governato con assoluta onestà e trasparenza applicando le migliori regole. Il passo successivo potrebbe essere “il cantiere aperto” ossia un monitoraggio online accessibile a tutti dell’avanzamento dei lavori. Il vero problema non sono le gare ma l’esecuzione delle opere e le loro varianti».
Troppe tasse a Milano?
«Oggi lo Stato si prende 250 milioni dell’Imu che pagano i milanesi. Parliamo della più importante tassa locale. Il 2016 dovrà essere l’anno di una grande riforma della fiscalità locale con la sostituzione delle vecchie imposte a favore di una nuova local tax. Il cuore di questa rivoluzione, perché sia veramente tale, è che tutte le tasse locali restino a Milano e possano così migliorare la città e la vita dei milanesi».
Lei si sente una candidata «di sinistra»?
«Sono una donna che non ha mai fatto tradizionale vita di partito e non ha mai avuto tessere: fino al 2007 ho fatto l’avvocato con Victor Uckmar e vengo dalla società civile. Poi sono stata eletta al parlamento europeo per il Pd: sono indipendente e mi riconosco nei valori del Partito democratico, per una sinistra assolutamente moderna e progressista. Quanto poi al mio approccio, è soprattutto pragmatico: ho raddoppiato i proventi della lotta all’evasione e secondo me questa è una cosa di sinistra».
Ritiene che questo sia il profilo giusto per la Milano moderata?
«Sono madre di tre figli e conosco i problemi quotidiani che questo comporta, mi sono occupata di risorse pubbliche, dove fare un bilancio significa trovare risposte equilibrate e concrete e guardare al futuro usando la massima attenzione alle persone, a partire dalle più deboli. Ho vissuto anche una bellissima esperienza internazionale: stare a Bruxelles ti insegna ad affrontare la politica in modo da non essere vittime ma protagonisti della dimensione europea. Credo che tutti i milanesi possano apprezzare questi argomenti».
Il suo avversario Pierfrancesco Majorino la accusa di averlo prima spinto a candidarsi, per poi scendere in campo lei stessa. Risposta?
«Mi sono candidata perché in questo momento penso di essere la persona giusta per battere il centrodestra e governare Milano».
La maggioranza degli assessori è schierata con Giuseppe Sala: come sono oggi i rapporti di giunta?
«Non confondiamo i piani. Ciascuno di noi ha un ruolo amministrativo preciso, sue responsabilità e sue deleghe. Questo non ci impedisce di avere una dimensione di vita e politica dove ci sono confronti e talvolta scontri anche un po’ accesi».
Questo non pregiudica l’attività amministrativa?
«In giunta non c’è stato alcun momento di tensione, abbiamo avuto anche all’ultima seduta una discussione tranquilla e abbiamo approvato le delibere all’unanimità».
Sala è sotto accusa per aver usato la sede di Expo per un incontro elettorale. Come vede il problema?
«Mi interessano di più i conti di Expo, su cui va garantita la totale trasparenza».
Lei da quando è residente a Milano?
«Ho vissuto in molte città: dal 1993 tra Genova e Milano, dove mi ero fidanzata con quello che ora è mio marito e abitava a Milano dall’85. Dal 2009 ho girato tra Genova, Milano e Bruxelles: ma si è consolidato un rapporto politico più forte con Genova, mio bacino principale di voti. Nel 2015 mi è stato proposto di correre per la presidenza della Regione Liguria, ma ho rifiutato per portare avanti l’impegno di assessore a Milano. Quando mi è stato chiesto di candidarmi a sindaco ero già milanese con testa e cuore».
Al di là dunque di aver preso la residenza da poco, lei si sente milanese?
«Certamente! I miei tre figli hanno fatto tutti le scuole qui sin dall’asilo, la mia prima casa l’ho presa a Milano nel lontano 2005, le mie amiche sono le mamme dei compagni di scuola dei ragazzi... A Genova sono rimasti solo i miei genitori, che per altro passano a Milano metà del loro tempo per aiutarmi nella gestione familiare».
Lei è l’unica candidata donna in queste primarie: fa la differenza?
«Sì. E tutte le donne sanno perché».