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 2016  gennaio 20 Mercoledì calendario

La Capuozzo: «Ho chiesto l’espulsione di De Robbio già a luglio»

ROMA Stavolta non dovrebbero esserci equivoci, il confronto è tra chi parla la stessa lingua. Di fronte al sindaco di Quarto Rosa Capuozzo non c’è un magistrato che deve accertare un reato, né i giornalisti ai quali finora ha scelto di non rispondere. Stavolta ci sono i parlamentari della commissione antimafia. E tra i banchi di Palazzo San Macuto il caso Quarto non è più né un caso giudiziario né un caso mediatico: finalmente è solo un caso politico. Ma le domande sono le stesse: perché non denunciò il ricatto del consigliere De Robbio, che voleva imporle incarichi, nomine e affidamenti brandendo l’arma di un abuso edilizio commesso dalla famiglia del sindaco? Non le è mai venuto in mente che dietro i novecento voti raccolti da De Robbio ci fosse la criminalità organizzata? I candidati come furono scelti, in particolare De Robbio? Gli assessori li scelse lei o ne parlava con il direttorio? E al direttorio raccontava delle ingerenze di De Robbio? E una volta per tutte: è stata minacciata o no da De Robbio? E perché è stata espulsa dal Movimento?
Il sindaco Capuozzo ha l’opportunità, e politicamente anche l’obbligo, di fare una volta per tutte chiarezza sull’origine della bufera che ha travolto Quarto. E però alle domande più dirette fatica a rispondere. De Robbio? «Era un guascone ma affabile. Solo quando mi ha convocato il pm ho capito che avevo corso dei rischi». Che fosse un supervotato, invece, nessuna sorpresa: «Era l’unico candidato di Quarto, conosceva tutti. Normale che avesse più preferenze di noi altri». Gli assessori invece rivendica di averli scelti lei, «ma informavo i vertici del Movimento, anche di quanto De Robbio insistesse per essere coinvolto nelle decisioni». Dice di averne chiesto l’espulsione già a luglio, quando lui insisteva affinché lo stadio venisse dato in affidamento a imprenditori privati, ma ripete di non aver riscontrato nel suo atteggiamento «la figura giuridica della minaccia, perciò non l’ho denunciato». Secondo la sua analisi la mancata denuncia sarebbe all’origine della sua espulsione dal Movimento. E accusa: «Sono vittima di un attacco mediatico. Mi hanno espulsa perché non ho denunciato minacce che dico di non aver avuto. Si, è vero, parlavo di ricatti, ma come sfogo». Sulla delibera che affidava la gestione del servizio idrico e fognario a un consorzio capeggiato da un’impresa colpita da interdittiva antimafia dà la responsabilità a chi c’era prima di lei («La stazione appaltante era la prefettura di Napoli, abbiamo solo stipulato il contratto»), e sulla camorra a Quarto dice: «Certo che c’è. Lo so come lo sanno tutti, ma non ne so più degli altri». E alla senatrice Capacchione che le fa i nomi di società con rapporti sospetti replica «ne parli con la magistratura», e si prende un richiamo dalla presidente Bindi: «No sindaco, se ne deve occupare anche lei».
Il Pd chiede di sentire Fico e Di Maio in commissione. La risposta politica dei 5 Stelle era arrivata nel pomeriggio con la mozione di sfiducia al governo sul caso Etruria depositata al Senato. Ma per la tv Casaleggio detta una linea prudente frenando sulle presenze dei suoi.