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 2016  gennaio 19 Martedì calendario

Lettera al premier Renzi, tra una conferenza stampa perfetta e slide imbarazzanti

Caro Presidente Renzi,
pur senza mai essere stato un gufo (se lei mi considerasse tale, pur non conoscendola, le toglierei il saluto), mai le ho nascosto critiche (bonariamente ironiche) e sinceri complimenti (rari).
Però, in dicembre lei ha infilato una serie di comunicazioni politiche perfette (vedremo poi come sarà l’execution), che sottoscrivo in toto, finalmente l’ho sentita, immagino sarà solo per un mese, il mio Premier. Dicembre si è concluso alla grande, con la conferenza di fine anno: perfetta. Un solo appunto, le sue slide sono imbarazzanti, modernariato da convention di mobilieri.
Dopo il Bataclan lei è stato l’unico leader europeo che si è rifiutato di seguire Hollande e Cameron nella loro buffonesca decisione di sganciare un po’ di bombe a caso nella sabbia irakena nell’illusione di battere l’Isis.
L’Isis, come Stato, non certo come organizzazione criminale, sarà abbattuto, però mai avverrà per mano del duo suddetto. Bene ha fatto lei, le guerre le si lasci fare a chi ne è capace, non è il nostro caso. Putin lo sta facendo, si fidi. Obama, che potrebbe farlo, per ora è inerte, ha calcolato (fonte Nyt) che combattere l’Isis sul campo costerebbe ai contribuenti un primo «chip» di oltre 10 miliardi di $ e alle famiglie almeno 100 militari (americani) morti al mese, e dieci volte tante di feriti. Poi sta finendo di scrivere il suo storytelling, essendo un Nobel, non vuole macchiarlo con guerre da operetta.
D’improvviso Le è capitato fra capo e collo il caso Banca Etruria & Co. Per noi analisti seri, era chiaro fin da subito che lei e il suo cerchio magico non c’entravate per nulla, era solo giunto al capolinea il catto comunismo di rito toscano, col quale siete campati (e bene) dal dopoguerra. E non c’entrava neppure Boschi, il Vice Presidente come padre era perbene (copyright di Maria Elena), come banchiere un incapace (copyright Bankitalia), ma, riconosciamolo, incapaci sono quasi tutti i suoi colleghi, banchieri di ben altra stazza, ma non so quanti perbene.
L’ho apprezzata per come lei è riuscito a sottrarsi al piano nel quale la crème dell’Establishment voleva avvolgerlo: creare la solita maionese impazzita, con responsabilità condivise fra management bancario, cooperatori, obbligazionisti, politica locale, governo (!), regolatori, tenendo però fuori Bankitalia. Lei è stato bravissimo a non cadere nella trappola, si è ricordato l’intervento a piedi giunti del Quirinale ai tempi dello scandalo Mps affinché il nome Draghi non venisse neppure pensato da noi cittadini, modalità ripetuta dall’attuale inquilino. Con una «battutina» su l’innominabile ha fatto capire di che pasta è fatto: Chapeau! La battaglia mortale per lei si giocherà al ballottaggio del 2018, questo intermezzo per noi analisti disincantati sarà solo noia. Ci rifletta, lo tsunami giornaliero di parole che ci propina produce noia.
Spiego ai lettori una teoria che ho imparato studiando i comportamenti organizzativi dei grandi leader, non certo a lei che vive in simbiosi con Filippo Sensi, mago della comunicazione politica. Un leader, quando si trova di fronte a un evento imprevisto e drammatico (il peggiore oggi è uno scandalo di mafia-massoneria di ritorno-quattrini, il sesso non tira più), deve mettere in pratica una tecnica in quattro mosse, sintetizzabile con quattro verbi: negare; minimizzare; screditare; distrarre. (questa la successione: prima negare, se non funziona, minimizzare, quindi screditare, se impossibile, distrarre). In questo caso, lei è stato costretto ad arrivare al quarto livello di difesa, quello disperato del distrarre. Con due «battutine» su Draghi (!!), Merkel (!), ieri Junker, è riuscito anguillescamente a sfilarsi dalla trappola. La prima mossa l’ha indovinata. Bravo, per cui l’associo, seppur in ritardo, al Buon Anno inviato agli amici più cari: «l’algoritmo 2016 ci sia benigno!»
PS. Il suo periodare ormai è tecnicamente perfetto, giustamente se ne compiace (e lo fa vedere). Da vecchio comunicatore di periferia operaia ricordo a Sensi e a lei che quando uno raggiunge questo stadio di perfezione, la sua credibilità di norma è in declino. Lo dico in amicizia, però verificatelo.