Libero, 19 gennaio 2016
La crisi colpisce anche l’Isis e il Califfo taglia gli stipendi dei mujaheddin del 50 per cento
L’Isis dimezza gli stipendi. Saranno i raid che stanno distruggendo i pozzi petroliferi sotto il suo controllo, sarà quell’altro bombardamento con cui l’11 gennaio gli americani avrebbero sbriciolato l’edificio in cui l’Isis teneva custodito un tesoro in dollari, sarà che i prezzi del greggio stanno crollando, sarà che, a forza di rinfacciarsi complicità, russi e turchi avranno però in effetti iniziato a colpire il contrabbando, sarà tutto quanto assieme: fatto è che lo Stato Islamico ammette ora le «circostanze eccezionali» che lo costringono per l’intanto a tagliare ai suoi scherani i compensi del 50%. E non è detto che altri ulteriori tagli seguiranno.
Il documento diffuso a Raqqa dal Bayt Mal, il ministero delle Finanze dell’Isis, è stato reso noto dall’Independent. Nel documento si precisa che il taglio del 50% riguarda «tutti i mujaheddin, senza eccezione, qualunque sia lo status del combattente». Gli stipendi, si promette, continueranno a essere versati con scadenza quindicinale, «come è sempre stato». Ma l’amministrazione Obama, dopo aver fatto diffondere dal Pentagono le immagini in cui erano visibili migliaia di banconote che dopo il bombardamento di Mosul volavano in aria, afferma che le operazioni militari degli ultimi tempi stanno seriamente danneggiando le capacità di autofinanziamento del gruppo e annuncia un aumento degli attacchi. Il 12 novembre del 2014 nella classifica di Forbes Israel dei primi 10 gruppi terroristici al mondo per ricchezza, aveva messo l’Isis al primo posto, con entrate per 2 miliardi di dollari all’anno.