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 2016  gennaio 19 Martedì calendario

I 200 anni della scandalosa Charlotte Brontë

Una donna con un carattere fortissimo, che sognava la libertà personale e l’indipendenza economica. Così Claire Harman presenta Charlotte Brontë nella biografia appena uscita nel Regno Unito (Charlotte Brontë, Viking, 480 pagine, 25 sterline). La scrittrice vittoriana di cui tra poche settimane si ricorderà il bicentenario della nascita, argomenta Harman, non riuscì a raggiungere gli obiettivi che si era data sul piano personale ma permise tuttavia alle sue protagoniste di coronare i loro desideri. L’interpretazione della studiosa è di matrice femminista e ricorda gli ostacoli che Charlotte dovette affrontare per vedere a stampa Jane Eyre, il romanzo che suscitò scandalo e le diede fama nel quale l’eroina combatte a viso aperto contro i pregiudizi dell’epoca. Intanto a Haworth, il villaggio dello Yorkshire dove visse, si apre all’inizio di febbraio la mostra I Shall Go Off Like a Bombshell che presenta un breve manoscritto inedito della giovane narratrice mentre la National Portrait Gallery di Londra dal 22 febbraio al 14 agosto propone Celebrating Charlotte Brontë con dipinti, lettere e disegni dell’autrice. In Italia, invece, Castelvecchi ristampa La vita di Charlotte Brontë di Elizabeth Gaskell, uscita nel 1857 (461 pagine, 22 euro) e la Fazi Shirley in cui trovano spazio i drammi della rivoluzione industriale.
LA LETTERA
«Invio ora, per ferrovia, il manoscritto di un romanzo in tre volumi di Currer Bell. Se all’arrivo volessero essere così gentili da rendermi nota la spesa della spedizione, farò avere loro la somma corrispondente in bolli postali». Accompagnato da questa lettera iniziava il 24 agosto 1847 il viaggio dallo Yorkshire verso l’indirizzo londinese degli editori Smith, Elder & Co. di un testo che pochi mesi dopo divenne in fretta un bestseller e inaugurò una nuova fase della letteratura vittoriana al femminile. Dietro lo pseudonimo di Currer Bell si celava Charlotte Brontë, autrice di Jane Eyre, il “manoscritto in tre volumi” accolto con entusiasmo dal pubblico e ridotto per il teatro già all’inizio del 1848 con ottimi incassi al botteghino. La popolarità ottenuta da Currer Bell aprì la strada ad altri due testi firmati con il medesimo cognome: Cime tempestose di Ellis Bell e Agnes Grey di Acton Bell. Quando, alcune settimane più tardi, si scoprì che i “signori” Bell erano, in realtà, sorelle nate e cresciute in una brughiera isolata non lontana dal confine con la Scozia, l’establishment artistico della capitale iniziò a erigere barricate.
Se Emily, scomparsa nel 1848, e Anne, morta nel 1849, non fecero in tempo a vedersi riconosciute le loro qualità, Charlotte ebbe invece maggior fortuna. Sopravvisse, infatti, sino al 1855, pubblicò libri (Shirley, Villette e The Professor, quest’ultimo apparso postumo) e riuscì anche ad approfittare dell’opportunità di venir presentata in un salotto della capitale agli autori più noti dell’epoca. Le pagine del diario testimoniano l’emozione provata conversando con William Thackeray, al quale aveva dedicato proprio Jane Eyre. Per fortuna non seppe mai cosa Thackeray scrisse in una lettera ad un amico al termine della serata. «Ho incontrato quella povera donna di cui tutta Londra parla, l’autrice di Jane Eyre. È una piccola creatura dall’aspetto squallido. Credo che, al posto della fama, preferirebbe avere un uomo da amare. Ma è una personcina senza un grammo di fascino, che rimarrà sepolta in campagna a mangiarsi il cuore in attesa di qualcuno che non verrà».
OSTILITÀ
Oltre a ragioni di carattere “morale”, l’ostilità del mondo letterario vittoriano aveva origine nell’oggettiva differenza tra le opere delle sorelle e il resto del panorama narrativo dell’epoca. Quando nel 1847 uscì Jane Eyre apparvero anche Dombey e figlio di Charles Dickens, le prime puntate di La fiera delle vanità di William Thackeray e cominciavano a prendere forma le esperienze dei preraffaelliti. In un panorama così articolato e complesso le storie narrate dalle sorelle Brontë – tutte sospese tra il gotico e il romantico – apparivano datate a molti.
Thackeray, comunque, si sbagliava, visto che Charlotte fu chiesta in moglie dal reverendo Arthur Nicholls nel 1854 e conobbe anche la gioia del matrimonio dopo alcune delusioni sentimentali sperimentate durante la prima parte della vita. Poche settimane dopo le nozze, tuttavia, la malinconia riprese il sopravvento. Smise di mangiare e in poco tempo raggiunse il fratello e le sorelle senza riuscire a portare a termine una gravidanza. Era il 31 marzo 1855, Charlotte aveva trentanove anni. La storia di Charlotte e delle Brontë si chiudeva quel giorno, mentre iniziava a prender forma una leggenda la cui forza resta ancora oggi intatta.