Il Fatto Quotidiano, 19 gennaio 2016
Il pub di Londra che resiste a Starbucks
Bitch. Londra puttana, non solo Roma, come cantava Luca Barbarossa. Londra che ha cacciato i suoi abitanti e si è venduta a sceicchi e oligarchi. Parli con i londinesi, quelli veri oggi costretti a cento chilometri di distanza, e senti ripetere: “Bitch”.
Quando David Bowie lanciò Space Oddity, per la sua città natale, Londra, era l’età dell’oro. “Swinging London”. Jimi Hendrix suonava alla Royal Albert Hall, gli Stones cantavano gratis nei prati di Hyde Park – gli Stones, Hendrix e i Cream andavano ad ascoltarsi gli uni gli altri, potevi parlare, cantare con loro – e potevi ascoltare i Beatles nei piccoli club. Accadeva in quello che allora era il malandato, familiare quartiere di Mayfair, dove Hendrix viveva e che chiamava “la mia unica vera casa”.
Intanto gli Who, i Pink Floyd, i Traffic e i Kinks suonavano per la città. Mentre Twiggy sfoggiava vestiti indimenticabili e Carnaby Street era la capitale della moda. Fu la più eccitante decade per il teatro inglese dall’epoca di Shakespeare: il National Theatre si insediò all’Old Vic, c’erano Peter Brook, Edward Bond e Harold Pinter.
Esperimenti coraggiosi offrivano educazione gratuita e case popolari. Il Servizio sanitario pubblico garantiva tutti. Pena capitale abolita, aborto legalizzato, omosessualità non più discriminata. Ma David Bowie è morto. E anche Londra. O, almeno, è malata terminale; in uno stato di ostinata negazione, dichiara buona salute, prestigio come capitale della finanza. The International city, ciancia il Times. Il sabato, Bugatti, Ferrari e Rolls fanno girotondi ad Hyde Park.
Londra espelle le classi media e operaia per prostituire la città al “settore finanziario”: una sorta di città medievale di e per super-ricchi – inglesi, russi, arabi, americani, europei – che vogliono una sottoclasse, prevalentemente di immigrati, per pulire i loro uffici di notte, far sparire la loro spazzatura e preparare il caffè a mogli annoiate. Iper-capitalismo.
I prezzi delle case in centro sfiorano i 40 mila euro a metro quadrato. Le villette familiari della fu classe media vanno via a 5 milioni. In alcune strade il reddito medio supera il milione. Dei vecchi abitanti non c’è traccia. Una fuga in massa, verso la campagna. Non importa che i pendolari impieghino 3 ore al giorno per andare a lavorare. «E pensare che la bohème nasce dalla fantasia, dagli eccessi della gente comune. Non dai ricchi, loro si comprano il riflesso di una cosa che gli sfugge», sorride Edward Streppleton, per decenni al servizio di un nobile di Piccadilly.
La malattia terminale distrugge l’autenticità. Fatevi una camminata lungo quello che era il passeggio accanto al Grand Union Canal da King’s Cross fino a Camden. C’erano chiatte abitate, adornate da chi ci viveva. Intorno antichi magazzini vittoriani, silenziosi testimoni di più di un secolo di pesca, baci e gente che si gustava la pace dei giorni mentre le anatre starnazzavano sull’acqua. Oggi le chiatte e i loro proprietari sono stati espulsi.
Andate da Tottenham Court Road allo storico Astoria Theatre, passati quelli che erano i vecchi negozi di musica ai margini di Soho, dove Hendrix cazzeggiava con le chitarre. Vroom vroom di gru, devastazione. Spunta solo qualche minuscola bottega schiacciata ai piedi di Google o del quartier generale di una multinazionale. L’Astoria è sparito. Chissà se quelli che cancellano la città pagano le tasse in Inghilterra…
Le eleganti case di Chelsea, la vera Londra che echeggia Dickens, oppure Canary Wharf, Rotherhithe e Millwall: tutto demolito per costruire centri finanziari, banche, per il denaro del mondo e chi lo ricicla (come dimostrano le inchieste sui narcos, la mafia lava qui i soldi). Poi ci sono i grattacieli, lo “Shard”, il “Gerkin”, il “Walkie-Talkie”, e altri in arrivo. Miglia e miglia di blocchi stile Lego. «Edifici uguali in tutto il mondo, uno stile senza storia, solo opulenza», commenta Emilia Taddei, architetto, emigrata a Londra.
«Nostalgia!», ti senti gridare, come se fosse un crimine piangere la perdita di cose belle e memoria. Ogni cambiamento è per il meglio?
I prezzi delle proprietà crescono del 25% l’anno grazie a quelli che una volta si chiamavano speculatori e oggi sono “sviluppatori”. Ora le autorità che si definiscono “Governo locale” non governano più nulla; servono banche e speculatori. Circa 50 mila famiglie sono state deportate dalla Capitale negli ultimi anni, i laburisti la definiscono «una pulizia sociale su vasta scala». Le case pubbliche abbordabili sono state demolite o “sviluppate”. La gente normale non può più comprare una casa o affittarla. Londra è inaccessibile, come una città medievale.
«Io sono nato negli anni 50 a Notting Hill, West London», racconta Patrick O’Shaughnessy. Nella strada dove Hendrix sarebbe morto, Lansdowne Crescent. «Non è nostalgia dire che questo era un posto speciale per crescere», spiega Patrick, «L’area aveva una sua classe media ben radicata, soprattutto irlandesi. Poi negli anni 40 toccò agli spagnoli sfuggiti a Franco, quindi gli indiani portarono mano d’opera a basso costo. Negli anni 50 ecco gente come i miei genitori, la cosiddetta bohemian jazz generation che cercava un posto economico dove vivere. Questa gente ha creato una forza superiore alla somma dei singoli elementi. Ha dato a Notting Hill – spiega O’Shaughnessy – un’energia, un senso della comunità e una mescolanza unici».
Quando diventammo adolescenti, racconta Patrick, e Bowie cantò Space Oddity, Notting Hill diventò la Haight Ashbury d’Europa; i Pink Floyd provavano in una chiesetta del quartiere, gli Hawkind suonavano sotto i cavalcavia. Il Mangrove divenne epicentro della cultura soul nera. E Portobello Road era un carnevale: vecchi bancarellieri che parlavano cockney con hippies nell’uniforme del Sergent Pepper. La notte di Natale del 1978 i Clash cantarono Sixteen Ton Tour in una saletta, per un centinaio di persone. Racconta Patrick: «Eravamo in un piccolo pub, The Kensington Park Hotel». Già, i pub. Cuore della comunità. Il Kph ha servito il pubblico dal 1865 – vecchio quanto l’Italia. Oggi è l’ultimo pub di questo genere a Notting Hill. La jazz generation, i neri e gli irlandesi ci vanno ancora. Gli altri sono stati trasformati in oltraggiosi e costosi bistrot.
Il Kph è gestito da un uomo che portò qui Johnny Cash, Bob Dylan e Neil Young. Che ospitò l’ultimo concerto di James Brown. Lo stesso uomo che ha organizzato il famoso festival rock di Glastonbury.
Vince Power, vero re della musica, ha perso una fortuna, ma ha provato a conservare il Kph, sua ultima passione. Il 20 gennaio farà l’ultima offerta contro i padroni immobiliari che vogliono trasformare il pub in uno Starbucks.
Wikipedia e un giornale patinato per signore definiscono la Notting Hill della gioventù di Patrick una no-go area. Da evitare. «I ricchi – ribatte O’Shaughnessy – sono venuti, hanno visto, hanno conquistato. Hanno chiuso i pub e trasformato in banali negozi gli shop dove noi compravamo fumetti e dolci. Hanno violentato gli edifici, con palestre e piscine. Poi lasciano le case vuote, le usano come azioni. Magari acquistate offshore senza pagare tasse. La casa dei miei genitori – conclude Patrick – comprata per 3 mila sterline nel 1954, ora vale 5 milioni».