Corriere della Sera, 19 gennaio 2016
Le partite vendute nel tennis, ecco il rapporto choc della Bbc e di Buzzfeed
Il torneo di tennis di Sopot, in Polonia, non è uno di quelli per cui i giocatori sgomitano né i tifosi fanno follie. Eppure sul secondo turno tra il russo Davydenko e l’argentino Vassallo Arguello il 2 agosto 2007 si concentrano scommesse per una cifra superiore ai 4,5 milioni di euro, il 20% provenienti da conti registrati a Mosca. Vince Arguello, n. 83 del ranking, per ritiro di Davydenko, n. 4, al terzo set. Betfair, agenzia di betting exchange, avverte l’Associazione dei tennisti professionisti (Atp), che apre un’inchiesta e, qualche mese dopo, fonda la Tennis Integrity Unit (Tiu), squadra anticorruzione formata da ex poliziotti.
È nata sul Mar Baltico nove anni fa l’inchiesta che oggi porta Bbc e BuzzFeed ad annunciare che «negli ultimi dieci anni almeno 16 giocatori tra i top-50, sono stati ripetutamente segnalati in seguito a match persi in modo sospetto». Tra essi, anche vincitori di Slam (in doppio e, almeno due, anche in singolare).
Tanto rumore per nulla – scagionati Davydenko e Arguello con molte scuse, dal 2008 la Tiu ha sanzionato 18 tennisti, di cui 6 sono stati radiati, tutti carneadi del circuito (dal n.659 serbo Savic al n.55 austriaco Koellerer), più due italiani, Daniele Bracciali e Potito Starace, finiti nelle intercettazioni del «Calcioscommesse» e giudicati dalla Federtennis (Bracciali è stato sospeso 12 mesi, Starace prima radiato e poi assolto) – se non fosse che ieri, da Melbourne, fresco del primo turno dell’Australian Open, il numero uno Novak Djokovic ha ammesso ciò che tutti ritenevano poco più di un pettegolezzo. Le scommesse nel tennis esistono, eccome, e ci hanno provato anche con lui. «Nel 2007, a San Pietroburgo, una persona che lavorava con me all’epoca fu avvicinata da un intermediario. Dicemmo subito di no». 200 mila dollari per buttare via un incontro. Erano altri tempi: un Djokovic 20enne si affacciava nei top-10 e a fine stagione avrebbe giocato la prima finale Slam. Oggi si avvicina ai 100 milioni di dollari in soli premi. Se sbancasse l’Open d’Australia per la sesta volta, guadagnerebbe 3,85 milioni.
Alle accuse di insabbiamento della Bbc, indignata perché nel minestrone di incontri sospettati di combine ce ne sarebbero almeno tre nel sacro tempio di Wimbledon (ma è coinvolto anche il Roland Garros) e perché per nessuno dei tennisti nel mirino sono stati presi provvedimenti (qualcuno è serenamente in campo a Melbourne), ha risposto Chris Kermode, presidente dell’Atp: «Siamo impegnati a stroncare ogni forma di condotta corrotta o sleale. La tolleranza è zero». Scettico Roger Federer, totem del tennis e rappresentante dei giocatori in seno all’Atp: «Troppo facile buttare lì accuse. Ho sentito fare vecchi nomi, e sono stati controllati. Se sapessi di qualcuno cui è stato proposto di truccare le partite, lo incoraggerei a farsi avanti. Vorrei sentire fatti concreti...». Al di sopra di ogni sospetto anche Serena Williams, la Cannibale dei circuito femminile: «Do tutta me stessa per vincere ogni partita, e ho la sensazione che le mie avversarie facciano lo stesso».
Mentre la Tennis Integrity Unit rigetta in un comunicato qualsiasi connivenza con l’Atp e respinge al mittente le ipotesi di troppa indulgenza, la Bbc annuncia nuove rivelazioni sulla «centrale di scommesse localizzata in Russia, Nord Italia e Sicilia», sapendo bene che sarà difficilissimo inchiodare i colpevoli alle responsabilità: senza accesso ai conti bancari, ai computer portatili e agli smartphone dei giocatori sotto osservazione, la concentrazione di puntate su un match rimane un caso d’accademia, non certo un reato. Il primo ministro britannico David Cameron invoca «un’inchiesta di un’autorità indipendente». La sensazione, però, è che la partita, nervosa e a senso unico, sia già finita.