Il Sole 24 Ore, 19 gennaio 2016
Le banche affossano Piazza Affari. Mps ha perso il 15 per cento
In questo avvio d’anno caotico e volatile per i mercati finanziari sembra che lo sport preferito tra gli operatori sia quello di individuare l’anello debole della catena e vendere a più non posso. È successo con le materie prime e con i titoli delle aziende che le producono, soggette all’incertezza sullo stato di salute dell’economia cinese. È successo con i titoli del comparto auto, che al rischio di un calo dell’export nella Repubblica popolare sommano quello di un ampliamento delle inchieste sulle emissioni a seguito delle indagini delle autorità francese su Renault. Ed è infine successo ieri con il settore bancario fatto oggetto di una pesantissima ondata di vendite. Un «sell-off» che è stato particolarmente violento Piazza Affari: l’indice di settore Ftse Italia Banks ha perso il 5,71 per cento. La performance delle banche ha avuto ripercussioni pesanti sull’intero listino Ftse Mib che ieri ha registrato un calo del 2,65 per cento.
Per la Borsa di Milano è stata di gran lunga la peggior performance in Europa: in una giornata dai volumi di scambio sotto la media per via della chiusura di Wall Street (ieri era il Martin Luther King Day), Francoforte ha perso lo 0,25%, Parigi lo 0,49%, Madrid lo 0,87% e Londra lo 0,42 per cento.
Il divario tra Piazza Affari e il resto d’Europa è particolarmente marcato non solo perché a Milano il peso del settore bancario è maggiore che altrove ma anche perché, tra gli istituti di credito, quelli italiani hanno sofferto di più l’ondata di vendite. Per una ragione: rispetto alle concorrenti europee le italiane hanno un maggior problema di crediti in sofferenza. Un problema noto tornato d’attualità dopo che nel fine settimana alcuni media (tra cui Il Sole 24 Ore nella sua edizione di sabato) hanno riportato la notizia dell’avvio indagini da parte della Bce proprio sul tema dei crediti «malati». Un problema su cui l’autorità di vigilanza sul settore vuole fare chiarezza al punto da minacciare eventuali ispezioni in loco allo scopo di valutare, ad esempio, la congruità dei valori degli immobili ipotecati a bilancio.
Sale sulle ferite di banche come il Monte dei Paschi di Siena che, tra le «big», è quella in cui l’incidenza dei crediti in sofferenza sul totale degli attivi (32%) è più alta. A fine seduta le azioni di Mps mostrano un ribasso del 14,76% con il titolo, scivolato nei giorni scorsi sotto la soglia psicologica di un euro, che ha chiuso a 76 centesimi e poco più. In profondo rosso anche Banca Popolare dell’Emilia Romagna (-8,73%), Ubi Banca (-7,28%), Banco Popolare (-6,73%) e Banca Popolare di Milano (-5,55%). Non si salvano neppure i «big» Intesa Sanpaolo (-5%) e Unicredit (-5,37%) benché siano quelle più solide in termini di requisiti di capitale.
Se il 2015 è stato un anno molto positivo per il settore bancario a Piazza Affari che, sulla spinta del Qe della Bce, ha guadagnato in media il 14%, il 2016 per quanto si è potuto vedere finora è stato pessimo: l’indice Ftse Italia Bank da inizio anno ha perso il 16 azzerando praticamente i guadagni dello scorso anno.
Vendite sul comparto bancario si sono viste anche sugli altri listini europei anche se la performance dell’indice settoriale Stoxx 600, ieri in calo dell’1,92%, è stata meno pesante rispetto a quella registrata dall’analogo indice milanese. Le vendite sui titoli delle banche hanno condizionato negativamente l’andamento generale dei mercati azionari in una giornata relativamente tranquilla per i due settori più penalizzati nelle ultime settimane: quello minerario e quello petrolifero che ieri hanno registrato timidi segnali di ripresa con rialzi dello 0,25 e dello 0,13 per cento.