Corriere della Sera, 19 gennaio 2016
Valentino è ancora arrabbiato con gli spagnoli
Il paziente è guarito? Lui dice di sì («Ho sofferto due settimane, ma dopo il Rally di Monza a fine novembre è passata»), ma sottopelle la rabbia sembra friggere ancora. Valentino non dimentica, insomma, e se riuscirà davvero a trasformare la tristezza in propellente lo capiremo solo quando le moto andranno in pista il 20 marzo in Qatar. Per adesso vengono esposte come dei Dalì a Barcellona, dove la Yamaha ha organizzato il vernissage del 2016. Ovviamente, c’era anche Jorge Lorenzo. Come previsto, i due non si sono abbracciati guardando le foto delle vacanze davanti a un mojito. Solo una stretta di mano contrattuale, gelida, veloce. Poi interviste separate e, quando in poltrona per la breve conferenza istituzionale, rigorosamente ai lati di Lin Jarvis, il gran capo inglese così rilassato che il ruolo di arbitro sul ring sembra cominciare a piacergli: «Abbiamo sempre un dream team. Ai piloti chiedo solo rispetto reciproco. E per il 2016 spero in un’altra nostra doppietta, ma con una storia diversa…».
Jarvis sorride, i suoi campioni meno. E la giornata gravita proprio intorno a quella parola: rispetto. È lì che Valentino, dopo tante nobili parole («Si deve essere forti per lasciare fuori i problemi personali»; «Dobbiamo essere professionisti»; «Non bisogna correre per vendetta, i sentimenti negativi non servono, e invece correre è bello»; «Tentato di ritirarmi? No, io non mi arrendo»), affonda il colpo: «Lorenzo e Marquez per me non hanno avuto rispetto, io sì, sempre. E il rispetto dev’essere reciproco». Sul tema Lorenzo è tiepido: «Il rispetto c’è sempre, io se mi pento è solo di ciò che ho detto in Malesia, ma quella è stata tutta una questione fra Marc e Vale». Al PorFuera interessa piuttosto ribadire che «le statistiche dicono che non ho rubato il Mondiale, anzi…» e che se a lui tocca sempre la parte del cattivo è solo perché «Rossi per la moto è come Jordan per il basket…». E ormai gli toccherà farsene una ragione.
Ad ogni modo, e questo si sapeva, non è Lorenzo che Valentino lancerebbe per primo dalla torre. Lui, per Rossi, è stato solo uno stupido, mentre è Marquez che è stato, disse in passato, «un bastardo». Così è al Guardaspalle che regala un duro pensiero: «Ha fatto di me il capro espiatorio per spiegare gli errori che gli hanno fatto perdere il Mondiale. E ha deciso di farlo perdere anche a me. Meno male che non è nella mia squadra…». Questo dimostra che, nonostante la buona volontà, sarà difficile lasciare i pensieri negativi fuori dalla pista. Rossi però giura che ci proverà con rinnovato desiderio. E racconta che si sta allenando duro e con sistemi nuovi («Più moto, per migliorare controllo, scivolate, dettagli»), che le novità tecniche – gomme Michelin e elettronica – equilibrano lo scenario («Vedo me più i soliti tre davanti, ma ora possono avvicinarsi anche altri»), che la Yamaha 2016 «sarà diversa ma con la solita anima» e che il suo futuro è tutto da scrivere, altro che ultimo anno: «Continuerò anche nel 2017? Le prime gare mi diranno a che punto sono. Sceglierò in base a come starò». Con una certezza: «Molti dicono che il 2015 è stata la mia ultima spiaggia per il 10° titolo, ma quante ultime spiagge mi hanno fatto vivere in questi anni?». Lui invece è ancora qui. Ammaccato, ancora un po’ mogio, ma vivo. E con un briciolo di ironia antica che, a ben vedere, potrebbe essere la terza via che risolve il dilemma perdono/vendetta: «In fondo è un onore che per battermi a 36 anni si siano dovuti alleare in tanti, no?…». Come dire: venite uno alla volta, adesso. Poi vedremo chi resta in piedi nel saloon.