La Stampa, 19 gennaio 2016
A Campobasso non sanno se avere più paura del gelo o del terremoto
Campobasso, immersa nella neve e nella paura. Il grande mostro è la faglia del Matese, storicamente «capace di rilasciare energia per magnitudo anche superiori a 7», come ha spiegato Domenico Angelone, consigliere regionale dei Geologi. Il grande spettro è l’Aquila e quel maledetto 6 aprile del 2009 quando la terra inghiottì 309 persone. Allora uno sciame sismico durato mesi annunciò il disastro con la commissione grandi rischi accusata di avere sottovalutato colposamente la situazione (tutti assolti gli esperti alla fine di un tormentato processo). Oggi in Molise ecco ancora lo sciame sismico con tante scosse che fanno tremare la terra e i polsi. Impossibile dimenticare l’Aquila ma anche l’Emilia, 4 anni fa, e San Giuliano, 14 anni fa.
Il sindaco di Campobasso, Antonio Battista, spiega anche lui che «i terremoti non si prevedono, certo quello che è successo a l’Aquila è un esempio che serve da monito, ma è impossibile sapere quello che accadrà e allora è importante essere pronti all’emergenza». Per questo le scuole del capoluogo e di altri 50 comuni rimarranno chiuse fino a mercoledì. «Da domani inizieremo a verificare la stabilità degli edifici», spiega il primo cittadino.
In città il manto bianco di neve rende l’atmosfera irreale. Poca gente per strada, molti negozi chiusi, camminano tutti velocemente per cercare di battere il freddo che non dà tregua: -5 sotto zero. Davanti al grand hotel Centrum Palace Paolo fuma e alza le spalle: «Che possiamo fare se non pregare? Lo sciame può durare mesi e non portare a nulla oppure al Big Bang? Io e mia moglie dormiamo vestiti e con una valigia pronta in auto, ma certo non possiamo allontanarci a tempo indefinito».
La riunione
Il prefetto ieri ha indetto una riunione per valutare la situazione. I geologi parlano della faglia del Matese. Ma il delegato regionale alla ricostruzione post terremoto (quello di San Giuliano) e alla protezione civile, Salvatore Ciocca, spiega che «non c’entra niente la faglia del Matese». «È un’inesatta interpretazione. Il movimento è della dorsale appenninica ma non è correlato con la faglia del Matese». Mentre uno dei maggiori esperti della faglia del Matese, Luigi Ferrante, professore di geologia strutturale alla Federico II di Napoli avverte «che è ancora troppo presto per capire a quale faglia sia da attribuire la scossa». Ricorda come il Molise sia «una zona soggetta a sequenze sismiche». E che i terremoti «si prevengono nel lungo termine». Come dire: non esistono palle di vetro.
Intanto è stata istituita dalla Regione una task force di esperti: «Stamattina (ieri, ndr) – spiega il governatore del Molise Paolo di Laura Frattura – c’è stata anche una scossa a L’Aquila e quindi, considerata la pericolosità della faglia appenninica, senza allarmare i cittadini, monitoriamo la situazione per essere pronti se dovesse essere necessario e per mettere in campo misure di prevenzione particolari».
Parole che non rassicurano la popolazione. Nei paesini vicini all’epicentro (zona Baranello), c’è una sorta di rassegnazione. Impossibile dormire fuori causa freddo, la neve rende difficili anche gli spostamenti. La risposta che ricevi è sempre la stessa: «Speriamo». L’attesa della notte è carica di ansia. Tra domenica e lunedì sono state 12 le scosse. «Continueremo a pulire le aree parcheggi e altre zone che, in caso di scosse più intense, accoglieranno auto o altro se necessario», spiega il sindaco di Campobasso. Sono pronte anche strutture comunali antisismiche a un solo piano nell’eventualità che vi siano sfollati. Battista esprime ammirazione «per l’ottima reazione dei cittadini di Campobasso che con il loro comportamento composto e tranquillo stanno dimostrando di non aver paura e di voler andare avanti nella quotidianità». Laura che corre a fare la spesa gli risponde: «La scelta è tra un terremoto e il gelo. Non è coraggio. Abbiamo tutti paura».