la Repubblica, 19 gennaio 2016
Chi ha paura del nipote di Khomeini?
Gigantesco si erge il Mausoleo di Ruhollah Khomeini sulla piana riarsa a sud di Teheran, con le sue cupole dorate, i minareti luccicanti, i muri rivestiti di ceramiche colorate, le moschee le scuole i ristoranti e gli alloggi per i pellegrini. La tomba del fondatore della Repubblica islamica, a più di un quarto di secolo dalla morte, è diventata un santuario in tradizionale stile persiano, un simbolo della religiosità sciita.
Hassan, il maggiore dei nipoti dell’Imam,43 anni, bell’uomo come il nonno e come lui con il turbante nero dei discendenti di Maometto, è il custode del mausoleo, oltre a dirigere l’istituto che pubblica le opere di Khomeini e a insegnare a Qom dars e-kharej, il più alto livello di giurisprudenza islamica. Chi meglio di lui potrebbe garantire l’eredità della Repubblica islamica?
Quando nei giorni scorsi annunciò di candidarsi all’Assemblea degli Esperti, moderati riformatori e conservatori-moderati applaudirono. Ma non avevano fatto i conti con i fondamentalisti che da allora hanno cercato in tutti i modi di sbarrare la strada a Hassan.
L’Assemblea degli Esperti è l’organo che elegge il Leader Supremo, resta in carica otto anni e questa volta la sua elezione è potenzialmente d’importanza storica perché Khamenei ha 78 anni e non sarà Leader per sempre.
I fondamentalisti temono che il giovane Hassan, molto popolare sia tra la popolazione religiosa perché assomiglia al nonno sia tra i riformatori perché è sempre stato loro politicamente vicino, cambierebbe la faccia dell’Assemblea degli Esperti.
Insieme al presidente Rouhani e all’ex presidente Rafsanjani, che i conservatori considerano un temibile cardinal Richelieu, formerebbe un trio capace agli occhi dei fondamentalisti di riforme pericolose: come quella, proposta da Rafsanjani, di creare un “consiglio di leadership” di più persone invece che affidare l’autorità suprema del velayat- e- faqih a un solo Leader.
Lo sbarramento di critiche contro Hassan aveva lo scopo di indurre una reazione forte da parte del Consiglio dei Guardiani, che è l’organo che ammette o respinge i candidati in base alla loro affidabilità islamica (in realtà a calcoli politici).
Dopo l’accordo sul nucleare moderati e riformatori sono infatti i grandi favoriti. Inoltre, dopo l’elezione di Rouhani, che ha mantenuto la promessa di riaprire l’Iran al mondo, gli iraniani si sono accorti che votare serve – e perciò nessuno parla oggi più di boicottaggio delle elezioni.
Tutto questo lascia presagire un grande successo dei moderati sia al parlamento sia all’Assemblea degli Esperti e nel lungo periodo un cambiamento sostanziale della Repubblica islamica.
Puntualmente i dodici giureconsulti che formano il Consiglio dei Guardiani hanno bocciato ieri quasi il 60% dei candidati, quasi tutti dai ranghi dei riformatori. Non è chiaro se anche Hassan Khomeini sia fra gli esclusi, ma in ogni caso non è ancora detta l’ultima parola, perché questa spetta, appunto, al Leader supremo.
Si vedrà se Khamenei chiederà al Consiglio posizioni più moderate. Il problema per Khamenei è mantenere saldo il regime senza far perdere credibilità al processo elettorale, come accadde invece nel 2009. Non ripetere gli errori del 2009 e lasciarsi per sempre alle spalle la crisi di legittimità di allora è una lezione che Khamenei sembra aver imparato.
Ma anche ai riformatori l’esperienza ha insegnato molte cose: si presentano uniti ai moderati, prima di tutto, e hanno letteralmente raddoppiato il numero dei candidati – una strategia che potrà consentire loro di far entrare in parlamento deputati pronti a portare avanti l’agenda riformatrice anche se i nomi più noti saranno squalificati. Ieri sono stati squalificati i personaggi più conosciuti, tra i quali una figlia di Rafsanjani, Fatemeh Hashemi.
«Le prime notizie che ho avuto non sono molto confortanti» ha commentato il presidente Rouhani alla notizia delle squalifiche. «Ma vogliamo tutti elezioni libere e una grande affluenza alle urne». Forse almeno un certo numero di squalificati saranno riammessi.