la Repubblica, 19 gennaio 2016
Come cambierà la legge sulle unioni civili, emendamento per emendamento
Togliere la possibilità di assumere il cognome del compagno. Stralciare i rimandi al codice civile sul regime patrimoniale dei coniugi. Cancellare il comma che riguarda un eventuale cambio di sesso all’interno di un’unione civile. E poi cambiare la stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner, facendo in modo che il rapporto di “genitorialità” sia provato ed esaminato da un giudice dopo due anni di affido. Infine, modificare il titolo 2 del disegno di legge Cirinnà, quello che riguarda le convivenze, tenendo presente che oggi c’è il divorzio breve e che quello tra chi sceglie di convivere – piuttosto che sposarsi – dev’essere un semplice contratto che garantisca solo i diritti fondamentali.
La senatrice Emma Fattorini dice di avere in mente esclusivamente «ritocchi chirurgici» a una legge che è già frutto di una faticosa mediazione e che altrimenti rischierebbe di non andare in porto. Gli uffici del Senato ci stanno lavorando in queste ore: sono coinvolti altri parlamentari del Pd come Stefano Lepri, Alfredo Bazoli, Walter Verini. La vicenda è seguita da Giorgio Tonini, dal capogruppo a palazzo Madama Luigi Zanda. Ne è a conoscenza il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che non ha ancora messo a lavoro il suo ufficio legislativo, ma che potrebbe farlo, se ci fosse bisogno di modificare il testo per non incorrere in una mancata promulgazione da parte del Quirinale. (Quel che va evitato – per non incappare in una violazione della sentenza 138 della Corte Costituzionale – è un rimando troppo diretto al matrimonio). Anche di questo, oltre che della stepchild adoption, si è occupato un gruppo di giuristi interpellato da alcuni esponenti del Pd. E ha stilato una bozza di modifiche che – negli uffici del Senato – si stanno trasformando in emendamenti.
L’articolo 1 del ddl sarebbe l’unico non intaccato, perché è quello che definisce l’unione civile una “specifica formazione sociale” differenziandola dal matrimonio. Ma già all’articolo 2 è necessario – si legge nel documento – «stralciare il rinvio alla disciplina del matrimonio» eliminando, tra l’altro, il comma 6 sulla possibilità di adottare il cognome del coniuge. All’articolo 3 si propone di stralciare l’intero primo comma perché «riproduce il contenuto dell’articolo 143 del codice civile» visto che recita: «Con la costituzione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso le parti acquisiscono gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri....». Quel che i giuristi propongono è di elencare a parte tali diritti e doveri. Mentre il comma 3 – che rimanda esplicitamente alla disciplina del regime patrimoniale tra coniugi – andrebbe sostituito con norme specifiche «sulla separazione dei beni e sulla possibilità di accedere al regime di comunione legale». Rimane intatto l’articolo 4 sui diritti successori, mentre il 6 sullo scioglimento dell’unione civile verrebbe privato del secondo comma («la sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso determina lo scioglimento dell’unione civile fra persone dello stesso sesso»). Un capitolo a parte è l’articolo 5, quello sulla stepchild adoption sul quale si sta pensando a una mediazione che superi quell’affido rafforzato rifiutato da gran parte del Pd, area ultracattolica esclusa. L’idea è di subordinare la possibilità di adozione da parte del compagno «a un controllo da parte del giudice sulla esistenza di uno stretto legame tra adottante e adottato all’esito del biennio di affidamento». In pratica, l’adozione non scatterebbe subito dopo l’unione civile, ma sarebbe successiva a due anni di affido dopo i quali sarebbe provata l’esistenza di un vero rapporto genitoriale. L’ulteriore novità è che si cercherà di mettere mano anche alla seconda parte della legge, a cominciare dal titolo: non si chiamerà più “della convivenza”, ma “dei diritti e dei doveri dei conviventi”. Chi lavora a tutto questo li chiama «sforzi di mediazione per tenere unito il Pd». Chi tiene alla legge come il sottosegretario Ivan Scalfarotto invece accusa: «La verità è che non vogliono nessuna legge. Qualcuno mi ha detto contrito che il suo vescovo non gli parla più. Stiamo rischiando di mandare a monte il lavoro di un anno».