la Repubblica, 19 gennaio 2016
Aspettiamo nome e cognome di chi imbroglierebbe. Se ne avessimo conferma non si potrebbe più parlare di Gesti Bianchi, come nella poesia di Roger Allard
Lo confesso, sebbene sia contrario allo Statuto della Itwa (International Tennis Writer Association): avevo scommesso. Una ventina di anni fa, vidi comparire a Wimbledon una sorta di pallone bianco, troppo piccino per difendere un court dalla pioggia. Sotto il pallone un bancone, e dietro il bancone un impiegato, che riceveva le scommesse. Con la mia esperienza, non fu difficile portare a casa qualche sterlina. Questo mi permise di offrire un paio di cene, ma mi fece riflettere: e se dei soldi avesse bisogno un tennista disonesto? La vicenda dell’inizio delle scommesse si ripropose il giorno in cui, seduto vicino ai numerati, nella tribuna del Roland Garros, vidi un giovanotto italiano tempestare il computer con velocità agonistica. “Cosa fai? “gli chiesi. E lui “Se non lo scrivi” disse. “Ti informo che scommetto sui punti. Trasmetto chi ha vinto il punto a un mio collega e, col ritardo delle immagini televisive, gli è facile puntare sul vincitore del quindici”. Lo scrissi, ma lo credettero in pochi. In seguito, venni a sapere che, in un match tra il russo Davidenko, e l’argentino Vassallo Arguello, a Sopot, nel 2007, si era verificata una tempesta di scommesse, perché il russo aveva subito un incidente il giorno prima, e doveva partire per lo Us Open. Ebbi anche occasione di dividere un pranzo con i genitori dell’argentino, presentatimi dal mio amico coach Castellani, e questi difesero il loro bambino non meno di Atp, Wta e Tornei dello Slam, finalmente determinati nella costituzione della Tiu,Tennis Integrity Unit, che ora sta valutando se confermare le affermazioni della Bbc o querelarla. Aspettiamo precisazioni e nome e cognome di chi imbroglierebbe. Se ne avessimo conferma temo che non si potrebbe più parlare di Gesti Bianchi, come nella poesia di Roger Allard.