19 gennaio 2016
Il petrolio affonda ancora le Borse • Nuova lite Ue-Renzi • La dodicenne che ha tentato il suicidio per colpa dei bulli • L’ex lager del Montenegro trasformato in hotel • I 62 supermiliardari ricchi come mezzo mondo • Non è vero che usiamo solo il 10% del cervello • Il primo fiore sbocciato nello spazio
Borse È stato un avvio di settimana disastroso per la Borsa di Milano e le altre europee. Piazza Affari ha chiuso con il Ftse Mib -2,65% a 18.686 punti, e così nel gennaio del 2016 la Borsa di Milano ha azzerato i guadagni dell’intero 2015 ed è ripiombata ai minimi di metà gennaio 2015. Invece ieri sono risultati un po’ meno traumatiche, sia pure in un generale movimento all’indietro, le chiusure di Londra (-0,42%), Parigi (-0,49%), Madrid (-0,85%) e Francoforte (-0,25%). È mancato il riscontro di Wall Street, chiusa per la festività del Martin Luther King Day. Ieri il fattore che ha pesato di più sugli indici di Borsa è stato il prezzo del petrolio. Il Brent che fa da riferimento in Europa è precipitato ai minimi da 12 anni al di sotto dei 28 dollari al barile (poi ha recuperato qualcosa) e il Wti americano è caduto fino a 28,26 (ma anche per il greggio del Texas la chiusura è stata in parziale ripresa). I mercati temono il disgelo fra Stati Uniti e Iran che porterà il Paese degli ayatollah a esportare più petrolio, abbassando ancora le quotazioni mondiali del barile (Grassia, Sta).
Ue Juncker ha fatto trapelare in modo informale l’assenza di adeguati «interlocutori» italiani per spiegare i clamorosi contrasti esplosi negli ultimi tempi con Roma su vari dossier. Una fonte anonima vicina al presidente dell’esecutivo comunitario ha confermato la sorpresa per le critiche arrivate da Palazzo Chigi in materia di emigrazione e di conti pubblici, spiegando che su entrambi i temi la posizione di Bruxelles è molto vicina a quella italiana. Quanto alla linea seguita sul fallimento delle quattro banche, lo stesso Renzi era stato personalmente informato in anticipo a margine della riunione del G20 in Turchia. Anche le polemiche relative alle dimissioni di un membro italiano del gabinetto Juncker sono apparse pretestuose, visto che comunque si era già decisa la sua sostituzione con un altro funzionario italiano. Queste incomprensioni, si dice a Bruxelles, sono dovute a “troppi malintesi”, alla mancanza di un dialogo costruttivo come quello che si svolge con gli altri governi europei. Secco il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: «In Italia c’è un governo nel pieno dei suoi poteri, ma per la Ue ci sono problemi e sfide. Queste polemiche le considero inutili». Renzi: «Se di fronte agli attuali guai internazionali qualcuno pensa di attaccare l’Italia, significa che hanno capito che questa volta facciamo sul serio» (Bonanni e D’Argenio, Rep).
Bulli Una dodicenne di Pordenone ieri è salita sul davanzale della finestra e si è buttata giù pochi minuti prima che sua madre andasse in camera a svegliarla. La tapparella aperta al piano di sotto ha attutito il colpo, la ragazzina ha fratture varie e lesioni alla colonna vertebrale che all’inizio hanno fatto temere conseguenze gravissime, ma già in serata i medici hanno sciolto la prognosi escludendo il peggio. Prima di lanciarsi nel vuoto aveva scritto varie lettere, compresa una ai compagni di classe: «Per alcuni di voi sarà certo una notizia bellissima. A quest’ora saprete già che sono morta». Ai soccorritori del 118 ha detto: «A scuola me lo dicevano: perché non ti uccidi? Ucciditi». Nessuno sa dire chi, quando e perché l’avrebbe istigata al suicidio. La Procura dei minori di Trieste sentirà con audizioni protette sia lei sia i suoi compagni di scuola, cercherà di capire dov’è il confine fra il vero e il percepito in una scuola dove nessuno, secondo la preside dell’istituto, ha colto nemmeno un minimo segnale di allarme (Fasano, Cds).
Hotel dell’orrore Si chiamerà Hotel Mamula, ma già lo chiamano l’hotel dell’orrore, il resort cinque stelle sulla minuscola e disabitata isola adriatica di Mamula, ricavato dove c’era il lager che Mussolini riservò a 4 mila prigionieri politici fra il maggio 1942 e il giugno ’43. Dov’erano le celle e le stanze per la tortura, metteranno 23 camere extralusso. Dove morirono 130 antifascisti e soldati jugoslavi, impiegheranno 200 fra cuochi e camerieri. Un anno fa, è stato firmato in sordina un accordo fra il governo del Montenegro di Milo Djukanovic e uno dei dieci uomini più ricchi d’Africa, il magnate egiziano Samih Sawiris di Orascom. In questi giorni, è arrivato l’ok del Parlamento di Podgorica: l’ex lager sarà dato in concessione per 49 anni, simbolico affitto di 4 mila euro al mese. In cambio, Sawiris v’investirà 15 milioni e promette al Montenegro una partecipazione agli utili per 7,5 milioni l’anno, grazie ai prezzi altissimi per dormirvi, ai «due ristoranti migliori del Mediterraneo», a un porticciolo per gli yacht, a una spa, a un nightclub e a un casinò. Prevedendo le polemiche, il miliardario egiziano aveva promesso d’aprire almeno un piccolo museo che ricordasse la storia tragica di Mamula. Però nel progetto presentato in questi giorni non se ne fa più cenno (F. Bat., Cds).
Miliardari I 62 miliardari più ricchi del mondo concentrano nelle proprie mani risorse pari a quelle messe insieme dalla metà più povera della popolazione del pianeta. Lo dicono i dati pubblicati ieri dagli attivisti di Oxfam alla vigilia del Forum economico di Davos. Dal 2010 al 2015 il patrimonio dei 62 super ricchi è cresciuto del 44% raggiungendo i 1.760 miliardi di dollari (a partire dai 79 miliardi di Bill Gates che guida la classifica) mentre il reddito della metà più povera del mondo si è ridotto del 41% (Gaggi, Cds).
Cervello Non è vero che usiamo solo il 10% del cervello. Ne usiamo il 100%. Il mito, ripetuto anche nel film Lucy di Luc Besson, nasce negli anni Trenta e oggi è assai diffuso (si stima che quasi la metà degli insegnanti ci creda). Una citazione apocrifa lo attribuisce persino ad Albert Einstein. In realtà non avrebbe senso possedere un organo tanto dispendioso per usarlo solo in parte e le scansioni del cervello confermano: nessuna area resta spenta (Meldolesi, Cds).
Zinnia 1 L’astronauta della Nasa Scott Kelly ha postato su Twitter l’immagine di una delle zinnie che lui stesso ha piantato nel maggio 2014 in una mini-serra a bordo della Stazione spaziale internazionale. È il primo fiore della storia botanica sbocciato non sulla Terra ma in un ambiente di microgravità. Led al posto del sole, acqua e terra: è sbocciata così la zinnia arancione piantata da Kelly (Di Stefano, Cds).
Zinnia 2 La zinnia è una sorta di margherita originaria del Centro America. Linneo decise di battezzarla così in omaggio al suo allievo Gottfried Zinn, che la studiò per primo (ibidem).
(a cura di Roberta Mercuri)