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 2016  gennaio 17 Domenica calendario

L’altro Stato islamico che insanguina l’Africa

Poco più di un anno fa alcune squadre speciali di militari americani provenienti da una base dislocata nell’area ovest della Repubblica Centrafricana hanno catturato Dominic Ongwen. Il nome non vi dirà nulla. Ma si tratta di uno dei vice comandanti del Lord’s Resistence Army (Esercito di Resistenza del Signore) guidato da oltre 20 anni da Joseph Kony. Quest’ultimo è sfuggito alla cattura e sarebbe ancora in circolazione in un’area tra Darfur, Sud Sudan, Chad e Repubblica Centrafricana, fuori dal controllo degli eserciti regolari.
Kony è stato alla guida di un gruppo di ribelli in Uganda, diverse migliaia di persone che hanno lasciato scie di sangue un po’ ovunque. Il Lord Resistance Army si è così distaccato dall’agenda politica Acholi (etnia nilotica presente nel nord dell’Uganda), diventando una mera macchina da guerra con l’unico obiettivo di alimentarsi attraverso il ricorso alla violenza e ai traffici di materie prime, avorio e armi. Il conflitto si è così sviluppato in quattro Stati (Uganda, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana), ed è stato alimentato dalle dinamiche geopolitiche regionali: durante il conflitto sudanese, infatti, Kony ha potuto godere del sostegno che il presidente sudanese Bashir gli ha garantito in risposta al supporto assicurato da Yoveri Museveni, presidente dell’Uganda, al Sudan People’s Liberation Army, braccio armato del partito secessionista.
Grazie alla presunta protezione di Khartoum, a partire da metà degli anni Novanta, l’Lra ha così potuto utilizzare il territorio sudanese come base. Nel decennio successivo, Kony ha poi trasformato progressivamente la milizia in un manipolo di banditi in grado di sfruttare i vari momenti di instabilità. Oggi, alla guida soltanto di qualche centinaio di uomini, si sarebbe ricavato il ruolo di importante faccendiere e mediatore tra i gruppi di milizie musulmane (pur essendo lui animista cristiano) che spesso servono da manovalanza ai gruppi più organizzati vicini ad Al Qaeda e Boko Haram e basati nel nord della Nigeria, in Mali, in Niger e nel sud dell’Algeria. Esisterebbero basi logistiche anche itineranti e corridoi per i traffici illeciti necessari al sostegno economico della guerra islamica. La stessa che ha causato l’atto dell’altro ieri in un hotel di Ouagadougou in Burkina Faso. Grazie a tali connessioni si è dunque venuto a creare una sorta di Stato senza leggi dove scorazzano milizie islamiste e banditi animisti. Con confini lmobili ma comunque compresi nell’area dell’estremo Ovest della Repubblica Centrafricana e degli altri due Stati confinanti, fino a metà area Darfur. Da qui sono arrivati nel 2013 i ribelli Seleka che hanno di fatto preso la capitale Bangui per poi essere ricacciati l’anno dopo verso Bambari e più a Nord, Birao. Sempre in questo Stato fantasma si muovono gruppi di miliziani fuggiti dal Chad centrale nel 2013 dopo un presunto golpe contro Idriss Deby leader del Chad, molto vicino al governo francese con il quale, tra l’altro ha condotto la guerra in Mali nel gennaio dello stesso anno. Molti analisti hanno avanzato dubbi sul presunto colpo Stato. Fatto sta che gli arresti e le retate sono reali e i gruppi di estremisti musulmani si sono riparati nella No man’s Land e come hanno confermato a Libero a dicembre 2014 rappresentanti della comunità islamica del Pk5 di Bangui non sono più stati in grado di rientrare nei rispettivi villaggi natii. Facile pensare come logiche locali si uniscano a quelle più ampie di Al Qaeda verso un nemico comune: la Francia e più in generale l’Occidente. La situazione a oggi non è cambiata. L’intervento militare dell’Unione Europea, a cui hanno partecipato anche gli italiani, è servito per contenere il dramma umanitario dei rifugiati, ma anche per evitare che le aree sotto controllo delle milizie seleka e chadiane possano crescere ed espandersi a sud. Sarebbe un evento tragico e distruttivo. In poco tempo dilagherebbero in Congo. Di fatto creando un unico corridoio che andrebbe dalla Mauritania fino alla Somalia, passando dalla fascia più settentrionale del Kenya. Sarebbe un enorme califfato islamico, passateci il termine. Forse, più pericoloso di quello che si è stanziato in Siria e Iraq.