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 2016  gennaio 18 Lunedì calendario

Breve storia del gin, un distillato interessante

Pensate alla vostra sbornia peggiore. Quella che, al risveglio, vi ha lasciato particolarmente devastati. Nove volte su dieci sarà capitata attorno ai 18 anni e il responsabile principale si sarà chiamato gin. Peggio ancora: il primo cocktail racimolato al bar o in discoteca, con dentro uno di quei gin paragonabili a sturalavandini alcolici. Anche per questo il gin è sottovalutato.
Per carità, non avrà mai il fascino di un whisky o di un rum: è però un bel mondo. Il gin nasce a metà Seicento in Olanda, come rimedio (teorico) per curare la febbre che colpiva i soldati olandesi nelle Indie Orientali.
La nascita “medica” non è insolita: vale per il gin tonic, stavolta da parte dell’esercito inglese sempre per curare la febbre nelle Indie Orientali (il gin smorzava il chinino); e vale pure per l’angostura, che nasce in Venezuela per curare febbri e problemi intestinali dell’Armata di Liberazione di Simon Bolivar.
Cos’è il gin? Un distillato incolore, prodotto dalla distillazione di un fermentato di frumento e orzo. Sin qui, si parva licet, siamo di fronte a qualcosa di simile al whisky. Non a caso, anzitutto in Scozia, molte distillerie diversificano la produzione cimentandosi anche con il gin. Il quale, sin dal nome, deve molto alla presenza del ginepro, componente dominante – talvolta pure troppo – dei cosiddetti “botanicals”: una miscela di erbe, spezie, piante e radici che viene fatta macerare nel distillato.
Ognuno ha la sua ricetta ed è questo, assieme alla qualità dell’acqua, che decreterà la qualità del prodotto finale. Chi ritiene il gin una cosa “tutta uguale” non sa di cosa parla. Certo, il gin liscio è solo per una nicchia di pubblico e si esalta quasi sempre nella miscelazione (cioè nei cocktail). Il mondo del gin è però smisuratamente vario e ogni nazione ha il suo gusto.
È divenuto un vanto inglese anche per motivi storici, quando Guglielmo III di Orange vietò nel 1690 l’importazione di tutti i distillati stranieri per indebolire i francesi col loro Cognac. Questo ha “costretto” gli inglesi a specializzarsi nel gin e il “London Dry Gin”, che ha mille interpretazioni, è probabilmente “il” gin. a
Non fermatevi lì: scoprite i gin artigianali olandesi, provate quelli della foresta nera in Germania, apprezzate i gin scozzesi, quelli americani e financo quelli groenlandesi.
E poi quelli italiani: se ne trovano di notevoli a Cuneo come a Treviso, a Cortona come in certi monasteri sperduti: pare, ad esempio, che una tipologia di ginepro nella provincia aretina sia straordinaria. Perché? Non si sa. Ma così è. Uno dei molti misteri belli del gin.