la Repubblica, 18 gennaio 2016
Il commento al campionato di Gianni Mura
Napoli e Juve stanno tirando il collo al gruppetto di testa. Non è fuga, ma una dimostrazione di forza superiore. Siamo talmente abituati a farci entrare da un orecchio e uscire dall’altro le banalità dette dai tecnici che non abbiamo dato la giusta attenzione a una frase autunnale di Allegri: «Serviranno tre mesi per vedere la vera Juve». Non ricordo venti partite così diverse nella raccolta di punti: per la Juve 12 nelle prime 10 e 30 nelle seconde. Ma aveva ragione lui. Dieci vittorie di fila, sul velluto quella di Udine, ma anche questa è una dimostrazione di forza. La Juve che non sapeva chiudere le partite e veniva punita dall’Udinese, dal Frosinone, la Juve che regalava tutto il primo tempo o quasi è un ricordo. Come un ricordo sono i tifosi che mugugnavano sulle partenze di Pirlo, Vidal e Tevez. I partenti si rimpiangevano di più quando la formazione era obbligata per via di infortuni, inserimento dei nuovi, e zoppicava. Ora, paradossalmente, per Allegri comincia il difficile: perché ha a disposizione la totalità della rosa e questa rosa, per ampiezza e qualità, è la migliore del campionato.
Napoli contro Juve è anche Sarri contro Allegri. Un tecnico arrivato in A l’anno scorso, uno che ha già vinto scudetti. È, ancora, Higuain contro Dybala, due argentini che più diversi non si può. Con tutto il rispetto per due totem dello spogliatoio, due utili quando parlano e non solo quando parano (Reina e Buffon). Higuain è il centravanti vero, infatti ha segnato quasi il doppio di Dybala (messo meglio però nella classifica degli assist). Ha un piede da demolitore e un fisico da boscaiolo. La maglia del Napoli evidenzia l’abbondanza di sudorazione e Higuain suda parecchio, non è di quelli che sta fermo ad aspettare. Nel profilo ha qualcosa di omerico: un Ulisse che non veleggia verso Itaca ma verso lo scudetto, Juve e Dybala permettendo.
Higuain è il 9 tradizionale. L’ho paragonato a Savoldi, posso paragonarlo ad altri che a Napoli hanno conosciuto bene: Vinicio e Clerici. Dybala è più 10 che 9. Un 9,5 avrebbe detto Platini. Molti lo avvicinano a Del Piero, altri a Sivori. Piede sinistro a parte, Dybala non ha la cattiveria agonistica del grande Omar.
Ha un’aria da chierichetto, massima educazione in campo. A 22 anni, il futuro è suo ma anche nel presente sa cavarsela, come se tutto gli scivolasse addosso. S’è trovato in una situazione che avrebbe bruciato calciatori più esperti (è da Juve? non è da Juve?
valeva tutti quei soldi?), ne è uscito grazie a una precoce maturità che gli ha dato serenità. Da discusso a osannato, non è cambiato in nulla. Un po’ mi ricorda Baggino. Solo un po’.
Gran parte delle incertezze sui valori effettivi era dovuta alla falsa partenza delle prime due attuali. Più lunga la messa a punto della Juve. Dalla quarta alla ventesima giornata hanno avuto lo stesso rendimento, vantaggio minimo di un punto per il Napoli. Altre, come l’Inter, sono partite col botto e il momento grigio lo stanno attraversando quando invece tutto sembrava chiaro, o semplice. Un dettaglio dovrebbe preoccupare Mancini: aggiungere attaccanti ad attaccanti non ha prodotto nessun tiro in porta. Poi, se Handanovic è quasi sempre il migliore, complimenti a lui, non certo agli equilibri della squadra.
Equilibri che la Roma aveva smarrito con Garcia (un commiato da signore, gliene va dato atto) e che Spalletti non poteva ritrovare in pochi giorni. Talmente giù la Roma da non battere nemmeno il derelitto Verona. Equilibri che ha perso la Fiorentina.
Sgasata. Tanto possesso di palla, poche conclusioni, nessuna difesa sugli affilati contropiede di un Milan ordinato e lucido. Forse è il caso di spostare più indietro Borja Valero e più avanti Bernardeschi.
Infine, in un calcio omertoso e, quando va bene, incline al tarallucci e vino, per la prima volta un tecnico fa nomi e soprannomi, in tv, dei tifosi che tifosi veri per lui non sono. È Gasperini, che evoca Sculli, le maglie pretese dalla curva, il caso che coinvolse l’innocente Criscito. Chi ama il calcio, e magari anche qualcosa di più alto, non può che stare dalla parte di Gasperini.