la Repubblica, 18 gennaio 2016
In morte di Misha, nove anni, la vittima italiana della strage in Burkina Faso
Ha gli occhi vispi, luminosi, castano scuri. E un sorriso che suscita subito simpatia. Sulla pagina Facebook di Gaetano Santomenna, Gaètan alla francese, il figlio Michel, da tutti chiamato Masha, viene stretto in un abbraccio che adesso, dopo la sua morte, è ancora più struggente.
È la vittima italiana della strage di Ouagadoulou. La più giovane delle 29 falciate dai kalashnikov del commando di terroristi nel bar ristorante “Cappuccino”. È morto soffocato dal fumo dei gas sprigionati dai jihadisti per obbligare la gente ad uscire e falciarla senza pietà.
Michel Santomenna aveva 9 anni e da 6 viveva nella capitale del Burkina Faso con il padre: un imprenditore gastronomico di Bella, piccolo paese della provincia di Potenza. Per anni era stato a Bamako, in Mali, dove aveva creato una rete di panetterie specializzate nei tipici prodotti italiani. Qualche anno fa aveva deciso di trasferirsi nel paese confinante perché la situazione era diventata troppo pericolosa.
È stato lui, a mettere in piedi quel bar che tutta Ouagadoulou amava frequentare. Venerdì sera, come ogni sera, Michel si trovava al “Cappuccino” assieme alla madre Victoria Yankovska, che lo amministrava, alla sorella di questa, Yana, e alla nonna Ludmilla Kozyna, tutte di origine ucraina. Il padre era a Parigi per lavoro.
Non ci sono testimonianze dirette. Dall’Ucraina, all’Inghilterra, alla Francia, allo stesso Burkina Faso è partita una pioggia di messaggi carichi di orrore e di sconforto. Solo leggendo tra le righe si intuisce cosa è accaduto. L’irruzione del commando ha colto di sorpresa la madre che in quel momento chiacchierava con la sorella e la nonna: ha protetto il piccolo, gli ha chiesto di stare zitto per evitare di attirare l’attenzione. Ma ben presto deve essere stata colpita da una raffica di Ak-47. Stessa sorte è toccata alla nonna. La sorella della signora Santomenna è rimasta invece ferita gravemente. «Sono all’obitorio tutti e quattro», posta Ludmilla. «Yana era solo ferita allo stomaco. Alla fine l’hanno uccisa sparandole in testa». Michel, probabilmente, era sommerso dalle schegge e dai detriti. Lo stessa autrice del post sostiene che «avvolto dalla coltre dei fumogeni e dalle fiamme» appiccate dagli jihadisti, il piccolo «si è lasciato andare fino a quando non ha più respirato».
Con Michel sono morti 4 canadesi, 2 francesi, 2 svizzeri, un cittadino Usa, uno olandese, un libico, un portoghese e 7 del Burkina Faso. Altre 7 vittime restano da identificare. Tanti sono riusciti a salvarsi nascondendosi nei bagni dell’albergo. “Continueremo ad andare al Cappuccino, come facciamo al Bataclan”, promettono sulla pagina web del ristorante. Sul numero degli jihadisti c’è ancora confusione. Ne hanno uccisi tre. Ma erano sicuramente di più.
Il presidente Sergio Mattarella è rimasto profondamente turbato dalla morte di Michel. «La mano violenta dei terroristi non si ferma nemmeno di fronte ad un bambino di 9 anni», ha commentato. Reazione analoga da parte del premier Matteo Renzi. Ha chiamato l’imprenditore italiano. «Da padre, prima ancora che da premier – gli ha detto – non ci sono parole per esprimere il cordoglio di tutta l’Italia per questa morte».
Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che parla di «crimine orrendo» e di quello degli Interni, Angelino Alfano, che giudica i terroristi «animali privi di umanità».