Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 17 Domenica calendario

Cronaca di una giornata vissuta con un’automobile che non ha pilota

Oggi è un frase da ricchi: «Manda l’auto a prendermi in azienda». Domani potrebbe essere la frase di tutti. Perché delle tante sorprese che ci riserva il futuro della mobilità, quella dell’automobile che si guida da sola è certamente una delle più ghiotte. In grado di modificare radicalmente le nostre giornate, soprattutto quelle di chi vive in città. Siamo abituati a pensare che ogni auto in movimento sia occupata da qualcuno. Non sarà più così. Le auto si sposteranno molto più delle persone. E saranno molte di meno.
Luisa si sveglia alle sette fa colazione, sale in auto e si fa trasportare in ufficio mentre consulta il tablet. Non ha bisogno di parcheggiare. L’auto torna immediatamente a casa da sola. L’attendono il marito di Luisa, Michele, e il piccolo Luigi. Il figlio saluta il padre, sale in auto e va a scuola. Durante il tragitto ripassa la lezione. Quando Luigi scende, l’auto torna a casa. Sale Michele che va a fare commissioni. Questo è il periodo della giornata in cui l’auto senza guidatore viene utilizzata in modo quasi tradizionale. È chiaro che mentre si sposta da una destinazione all’altra Michele può leggere e sbrigare faccende senza preoccuparsi del percorso e dei semafori. Ma l’auto si sposta sempre con lui fino a quando torna a casa, all’ora di pranzo. Mentre il padre prepara da mangiare l’instancabile automobile torna da sola a scuola a prendere Luigi e riportarlo a casa. In serata sarà ancora l’automobile vuota ad andare in azienda, prelevare Luisa e riconsegnarla sotto il suo appartamento.
In tutto, l’auto ha fatto dieci viaggi spostando tre persone. Ha sbrigato il lavoro che in una famiglia di oggi svolgono due automobili. È stata utilizzata in modo più intenso applicando alla perfezione una delle regole di base dell’economia: il capitale investito deve essere utilizzato il più possibile per essere ammortizzato in fretta. Lasciare un’auto parcheggiata otto ore sotto l’ufficio è uno spreco di capitale. Non solo e non tanto perché si paga la tariffa del parcheggio ma perché acquistando un’auto si spendono decine di migliaia di euro per comperare l’opportunità di spostarsi e non ha senso economico sfruttarla solo due volte al giorno.
Il mondo dell’auto senza guidatore sarà dunque un mondo in cui, a parità di popolazione, il numero delle automobili scenderà drasticamente rispetto ad oggi. Lo scenario è raccontato in uno studio di Barclays. Bryan Johnsons calcola che tra 25 anni, nel 2040, l’avvento delle auto senza guidatore farà scendere del 60 per cento il parco circolante nelle nostre città. Ogni automobile percorrerà in un anno il doppio dei chilometri di oggi. Ma se il sistema viene applicato ai taxi e alle auto condivise, una singola automobile potrebbe sostituirne da 9 a 18. Più delle vetture in circolazione, che anzi potrebbero anche aumentare rispetto ad oggi, spariranno molte di quelle che oggi rimangono stivate nei parcheggi o a lato delle strade. Un panorama molto diverso da quello cui siamo abituati. Scenderanno anche i costi delle assicurazioni se è vero che con la guida automatica, governata da radar e sensori, gli incidenti saranno ridotti al lumicino.
La conseguenza sulla produzione sarà molto forte. Lo studio di Barclays prende in considerazione i 33 stabilimenti che General Motors e Ford possiedono in Nordamerica. E calcola che, insieme, i due produttori dovrebbero dimezzare le fabbriche riducendole a 17. Non solo perché le vendite scenderanno del 40% ma anche perché sulla linea produttiva si appliccherà lo stesso criterio che seguiremo noi clienti: l’intensità. Mentre i clienti tagliano capacità di trasporto inutilizzata riducendo le auto acquistate e utilizzandole più intensamente, così i produttori taglieranno la capacità produttiva installata utilizzando più intensamente le fabbriche che restano dopo i tagli.
Gli analisti prevedono che il cambiamento, la «sconvolgente rivoluzione della mobilità» come la chiama Johnsons, sarà graduale. Inizierà prima nelle grandi città e solo successivamente arriverà nelle campagne. Ma sarà inevitabile. Soprattutto se nei grandi centri urbani la mobilità automatica sarà incentivata da permessi di accesso non coinsentiti alle auto tradizionali. Non mancano, naturalmente, gli scettici. A questi lo studio di Barclays dedica una slide sulla diffusione dei cavalli in Usa negli ultimi cent’anni: erano 25 milioni quando rappresentavano il più diffuso mezzo di trasporto, nel 1920. Oggi sono ridotti a soli 4 milioni. Nella seconda metà del secolo appena iniziato le auto tradizionali potrebbero fare la stessa fine. Ridursi ad essere un privilegio da ricchi eccentrici che ancora si divertono a girare volanti e schiacciare pedali per il piacere di sentir ruggire un motore lontano dalle grandi città.