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 2016  gennaio 17 Domenica calendario

Ichino non è d’accordo sui licenziamenti in tronco

Non servono le norme “spot”, dice Pietro Ichino, giuslavorista, senatore del Pd. «Bisogna – aggiunge – responsabilizzare i dirigenti della pubblica amministrazione sull’obiettivo di ridurre il tasso delle assenze». «Nel settore privato – spiega Ichino – il tasso delle assenze dei dipendenti si colloca mediamente tra il 4 e il 5 per cento. Nel settore pubblico italiano tra il 12 e il 15%. E non si può sostenere che il lavoro pubblico sia più usurante o malsano di quello privato. Il problema non può risolversi soltanto con una norma “spot” contro l’assenteismo fraudolento. È indispensabile responsabilizzare in modo preciso i dirigenti pubblici sull’obiettivo di ridurre il tasso delle assenze al livello del settore privato: un obiettivo preciso, realistico, facilmente misurabile. Per esempio: se l’obiettivo non viene raggiunto almeno per metà nel primo anno e per l’altra metà entro il secondo, il dirigente viene rimosso, come è già previsto dall’articolo 21 del testo unico del 2001. Se questa norma non è mai stata applicata, in 14 anni, è perché non vengono mai fissati ai dirigenti degli obiettivi precisi, realistici e facilmente verificabili. Vero è che l’inerzia dei dirigenti in materia di licenziamento disciplinare è motivata anche dal rischio di vedersi addebitare, nel caso di soccombenza nel giudizio sul licenziamento, il “danno erariale” conseguente alla condanna dell’amministrazione al risarcimento del danno subito. Si può e deve eliminare questo rischio, con una norma che esenti esplicitamente il dirigente che ha adottato il provvedimento e dal risarcimento del danno erariale, salvo il caso di dolo o colpa grave. In altre parole, sui licenziamenti nel settore pubblico non occorre modificare la disciplina generale, che è oggi la stessa del settore privato, ma, per un verso, eliminare gli ostacoli e i disincentivi che dissuadono i dirigenti dal fare il loro dovere, per altro verso motivarli robustamente a esercitare i poteri organizzativo e disciplinare».
No, molto diverso, dai sindacati. «Mi pare una marchetta da annuncio – sostiene Giovanni Faverin, segretario generale della Fp-Cisl – voglio vedere come il governo scriverà la norma che in 48 ore porti al licenziamento. Vorrei la stessa determinazione nella lotta agli evasori!». Secondo Michele Gentile, responsabile del settore pubblico della Cgil, c’è il rischio di compromettere il diritto alla difesa. «Già il decreto 165 del 2001 prevede il licenziamento per assenze ingiustificate prolungate o per la falsificazione degli strumenti che registrano le presenze. Quello che il governo certamente non può fare è negare il diritto alla difesa del dipendente accusato. La difesa vale per i parlamentari come per tutti i cittadini. Ma se licenzi in 48 ore vuol dire che neghi il diritto alla difesa». «In Italia – ricorda Elio Lannutti presidente dell’Adusbef, ex parlamentare dell’Italia dei valori – c’è ancora la magistratura e ci sono anche gli orrori giudiziari. Ma in ogni caso non si può smantellare tutto per il decisionismo di un ragazzo uscito dalla “Ruota della fortuna”».