Corriere della Sera, 17 gennaio 2016
Stefano Binda si difende: «Non ho ucciso io Lidia Macchi»
VARESE Il tono di voce pacato, il volto tranquillo ma affaticato. Stefano Binda, 48 anni, l’ex compagno di liceo di Lidia Macchi arrestato venerdì con l’accusa di averla stuprata e uccisa 29 anni fa, ha parlato in carcere con l’avvocato Sergio Martelli. «Non sono stato io ad ammazzarla, non sono io la persona che ha scritto la lettera anonima inviata ai genitori il giorno dei funerali». Il legale non ha avuto bisogno di ulteriori frasi: «Gli credo».
Binda ha trascorso i primi due giorni in una cella ordinaria del carcere di Varese, «non in isolamento». Della vittima, è stato un grandissimo amico. Forse, non ricambiato, ne era profondamente innamorato. Andava a casa sua, ben voluto dai genitori che lo invitavano a restare per cena. Del resto, ha ripetuto ai poliziotti della Squadra mobile che l’hanno catturato, «le volevo bene, non avrei mai potuto farle del male. Mai».
Martedì Binda sarà interrogato dal gip di Varese Anna Giorgetti e successivamente il legale valuterà se presentare ricorso al Tribunale del riesame. Vecchi e nuovi conoscenti l’hanno descritto in queste ore come un uomo dalla cultura vastissima. Certo però rimane il pesantissimo passato di tossicodipendenza, con l’eroina dalla quale non è mai riuscito ad allontanarsi, neanche con i ritiri in comunità. E ugualmente rimane, a parte l’impegno a Brebbia, tremila abitanti in provincia di Varese, nell’associazione culturale «Magre sponde», un’esistenza solitaria, senza un lavoro, senza soldi se non quelli della mamma Maria o della sorella Patrizia, che lo hanno sempre mantenuto e gli hanno pagato le sigarette e i cicchetti al bar. Della madre, Binda continua a domandare in cella. Gli investigatori, forti delle testimonianze negli interrogatori rese dagli amici, l’hanno definito un uomo complesso, «schiacciato tra il rispetto delle regole e le pulsioni». In paese, più d’uno si ostina a difenderlo: «Stefano non farebbe mai male a nessuno. La sua è un’esistenza semplice: sigarette fumate insieme e qualche birra parlando di cinema, la sua grande passione».