La Stampa, 16 gennaio 2016
La nuova Libia è già in bilico
Vigilia di gran tensione per la nascita della nuova Libia. Domani, con la scelta dei ministri, dovrebbe prendere corpo il governo di Fayez al-Sarraj, sorto sotto l’egida delle Nazioni Unite. Ma sono fortissime le resistenze.
Il primo decreto del Consiglio presidenziale guidato da al-Sarraj è stato contestato dal vicepremier designato Ali al-Gutruni, che non accetta il Comitato di 18 esponenti sulla sicurezza per spianare la strada ad un’entrata di Sarraj a Tripoli. Gutruni, considerato un amico del generale Haftar, rifiuta la guida del Comitato, il generale Abdul-Rahman al-Taweel, finora sulla sponda opposta a quella di Haftar.
Sempre ieri, deputati del parlamento di Tobruk hanno a loro volta «respinto» le risoluzioni sul Comitato non riconoscendo l’autorità di al-Serraj e chiedendo al Governatore della banca libica, Ali al-Habri, di sostenere il «governo provvisorio» di Abdullah al-Thani che nella road-map delle Nazioni Unite domani dovrebbe sciogliersi.
Massima è la confusione sotto il cielo libico, dunque. Confusione prevedibile, però, vista la posta in gioco. A Roma, a questo punto, pur ribadendo fiducia nel processo che deve portare la Libia a un governo di unità nazionale, non si esclude più che la situazione possa precipitare. Va interpretata così la decisione del ministero della Difesa di trasferire 4 jet da caccia Amx dalla base di Istrana (Treviso) alla base di Birgi (Trapani). «La decisione – si spiega – è maturata a seguito dei recenti sviluppi nell’area dei paesi del Nord Africa e del conseguente deterioramento delle condizioni di sicurezza».
Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intanto, ribadisce la posizione italiana: «Solo se il governo di unità nazionale otterrà il sostegno necessario del parlamento, la stabilizzazione del paese potrà avere inizio». Secondo Gentiloni, in questa fase è assolutamente sbagliato un intervento militare occidentale. «Condivido al 100% le parole del ministro Gentiloni», gli fa eco Federica Mogherini, alto rappresentante Ue per la politica estera. «Ogni altra azione sarebbe controproducente in questo momento».
E i terroristi, naturalmente, non stanno a guardare. I miliziani del ramo libico dell’Isis hanno fatto saltare mercoledì l’oleodotto che collega la zona di Hathira al Huluj, nei pressi del porto di Ras Lanuf, al giacimento di al Saidia. Un forte incendio è stato domato da una squadra di vigili del fuoco. Mancano all’appello 6 operai.