Corriere della Sera, 16 gennaio 2016
Il cinquantenne sieropositivo che infettava ragazzini per vendetta. È successo a Brescia
Sapeva di essere sieropositivo, ma non ha preso alcuna precauzione con i ragazzini che contattava sulle chat erotiche e incontrava negli alberghi a ore del Bresciano. Sapeva di essere infetto, ma nonostante questo pretendeva di avere rapporti sessuali non protetti. Sapeva di essere contagioso e ha usato il suo corpo come un’arma batteriologica. Ha incontrato decine e decine di ragazzi proprio con l’obiettivo di infettarli. Voleva diffondere il virus che anche lui aveva preso anni fa durante un rapporto occasionale, fidandosi di uno sconosciuto che gli aveva garantito di essere assolutamente sano. Ma così non era e la malattia, con il trascorrere del tempo, lo ha incattivito e gli ha fatto meditare la vendetta: voleva che altri soffrissero come lui.
La sua «carriera» di untore è finita ieri quando gli agenti della polizia locale di Montichiari, diretti da Christian Leali, hanno bussato alla sua abitazione a Collebeato per notificargli un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Il 55enne (C.T. le iniziali di nome e cognome) è accusato di prostituzione minorile e di tentate lesioni.
Il provvedimento restrittivo nei suoi confronti è scattato quando gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani della Procura di Brescia, indagando su un giro più ampio di prostituzione minorile, hanno scoperto che il 55enne aveva gravi problemi di salute. Durante una perquisizione domiciliare gli agenti hanno trovato parecchia documentazione medica. Inequivocabile la diagnosi su un certificato medico inserito nella pratica per ottenere l’invalidità civile: Hiv. Tre lettere che hanno fatto sobbalzare chi stava indagando.
Pare che l’uomo non abbia avuto difficoltà a confidare che voleva vendicarsi per quello che gli era capitato, contagiando i ragazzi – quasi tutti minorenni e per la maggior parte bresciani – che rispondevano ai suoi annunci ed erano disponibili in cambio di denaro, prestazioni che oscillavano tra i 20 e i 50 euro. L’attività di contagio organizzata metodicamente dall’uomo andava avanti da mesi. La Procura, appena scoperte le condizioni di salute dell’indagato, ha chiesto e ottenuto la misura di custodia. La possibilità di ampliare ulteriormente il possibile contagio è stata subito stoppata. E sono iniziate velocemente le indagini per cercare di risalire ai giovani che hanno avuto rapporti con l’untore.
Gli inquirenti finora ne hanno rintracciato una decina: sono tutti giovani, hanno tra i 15 e i 24 anni, tutti disposti a vendersi per qualche decina di euro. Alcuni sono già stati contattati: sono stati avvicinati con cautela, con calma e tatto, ed è stata spiegata loro la situazione. Solo gli accertamenti medici potranno stabilire se hanno contratto il virus dell’Hiv, oppure se sono riusciti a scampare il pericolo vanificando ogni tentativo di vendetta del bresciano.
La risposta alla loro ansia non può essere immediata, dovranno attendere del tempo e ripetere gli esami finché non si potrà escludere ogni contagio. Il racconto delle vittime è identico: «Pagava di più per un rapporto non protetto, giurava di non essere malato. E gli abbiamo creduto». All’appello mancano parecchi ragazzi. La polizia li sta ancora cercando. Il cellulare del 55enne ha in rubrica molti nomi, il controllo deve essere minuzioso. Dopo il caso del giovane sieropositivo di Roma, che voleva contagiare più persone possibile, un nuovo untore getta nel panico decine di ragazzi.