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 2016  gennaio 15 Venerdì calendario

A piccoli passi verso la Grexit

Un passo avanti verso la Grexit. Il governo guidato da Alexis Tsipras ha accettato la partecipazione del Fondo Monetario Internazionale al piano di salvataggio, che consentirà ad Atene di ricevere prestiti per 66 miliardi di euro in cambio dell’attuazione delle riforme economiche. L’annuncio è stato dato ieri da Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, prima della riunione dei ministri europei delle Finanze.
Lo scorso dicembre, invece, il primo ministro greco, Alexis Tsipras, aveva dichiarato che la partecipazione dell’Fmi non era indispensabile e che il programma poteva essere gestito unicamente dalle autorità di Eurolandia. La Germania ritiene invece che la partecipazione del Fondo sia fondamentale al fine di garantire la corretta attuazione delle riforme da parte di Atene. Berlino teme infatti che se il caso fosse gestito solo dalla Commissione Ue, alla fine questa avrebbe un atteggiamento troppo soft verso la Grecia, perché il suo primo obiettivo sarebbe quello di evitare la sua uscita dall’euro. A caldeggiare il coinvolgimento dell’Fmi è soprattutto il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, che non ha mai fatto mistero di puntare alla Grexit. Il Fondo è pronto a ridurre il fardello del debito greco, a patto però che Atene attui con assoluto rigore le riforme concordate con i creditori, in particolare quella delle pensioni.
Se Atene dovesse tentennare è probabile che si farebbero sentire i mugugni di Paesi come il Brasile o il Messico, in passato massacrati dalle ricette del Fondo. Già nel 2010 il rappresentante brasiliano aveva espresso la sua contrarietà al salvataggio della Grecia perché in realtà era un salvataggio dei creditori privati, in gran parte banche francesi e tedesche. Si prospetta quindi una situazione delicata. Se infatti Atene non dovesse piegarsi all’intransigenza del Fmi, rischierebbe di vedersi negata l’erogazione degli aiuti previsti, tornando per l’ennesima volta sull’orlo del precipizio. A quel punto basterebbe davvero poco a Schaeuble per buttarla giù. Ieri Dijsselbloem ha messo in chiaro che per ottenere la partecipazione del Fondo, Atene dovrà attuare «la riforma delle pensioni, presentare un bilancio solido e affrontare le questioni fiscali». Tutto ruota comunque intorno alla riforma delle pensioni: il governo Tsipras vorrebbe tagliare solo quelle future, l’ex Troika pretende invece che vengono ridotte anche quelle già in essere. Ieri il ministro delle Finanze greco, Euclid Tsakalotos, ha rilasciato un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt nel vano tentativo di ammorbidire Berlino. Il ministro ha spiegato che l’accordo con i creditori prevede che i risparmi pari all’1% del pil debbano riguardare il sistema pensionistico per una somma pari a 1,8 miliardi di euro. «Abbiamo già risparmiato 1,1 miliardi», ha detto Tsakalotos, «adesso bisogna trovare gli altri 700 milioni». Alla domanda sul perché sia così difficile trovarli, il ministro ha risposto che i pensionati «hanno già dovuto subire 11 riduzioni delle loro pensioni». Inoltre, viste le pessime condizioni dell’economia, «molte nonne sono costrette a contribuire con le loro pensioni da 600 euro al mantenimento del figlio disoccupato e del nipote che sta cercando di iscriversi all’università». Una mozione degli affetti che, c’è da scommettere, non ha commosso nessuno dalle parti di Berlino.