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 2016  gennaio 15 Venerdì calendario

Ancora su Donald Trump, oltre ogni previsione

«L’America in declino? Aria fritta, siamo la nazione più potente del mondo. Punto e a capo. Se c’è un problema mica chiamano Mosca o Pechino: chiamano noi». E ancora. «Dubitate del mio impegno contro il terrorismo? Bè, chiedete a Osama bin Laden». E una raffica di altre affermazioni sarcastiche, taglienti, a volte un po’ sopra le righe. L’ultimo intervento di Barack Obama al Congresso non solo è stato diverso dagli altri discorsi sullo stato dell’Unione – niente panoramiche mondiali, né bilanci delle cose fatte e da fare – ma si è risolto in un vero e proprio comizio focalizzato sul fantasma del candidato che sta sconvolgendo la politica americana, il partito repubblicano e che ora fa paura anche al presidente: Donald Trump. Il linguaggio brutale e il catastrofismo di un immobiliarista miliardario abile nell’uso della tv e dei social media stanno facendo breccia nell’opinione pubblica conservatrice oltre ogni previsione. Al panico di un establishment della destra che non sa come liberarsi di un corpo estraneo capace, col suo oltranzismo, di trascinare il fronte conservatore in territori pericolosi – lo scontro coi musulmani, la demonizzazione dei «latinos», essenziali per l’economia Usa – o di demolire alcuni essenziali dogmi repubblicani col suo no al free trade e il sì all’aumento delle tasse, si aggiunge ora l’allarme di Obama. Che non si limita a respingere gli attacchi del «Grand Old Party» ma, consapevole della presa della retorica trumpiana, cerca di spezzare la narrativa del tycoon non solo con i suoi argomenti politici ma anche adottando uno stile comunicativo più diretto e disinvolto. Battute sarcastiche, le braccia appoggiate sul podio, toni confidenziali («sarò breve perché voi volete correre in Iowa, lo so. Io ci sono stato, posso darvi qualche consiglio»), una descrizione della potenza economica e militare americana degna di un remake di «Er Più», Obama abbandona i toni istituzionali, tipici dei suoi precedenti stati dell’Unione. Un imprenditore-guitto che qualche mese fa veniva liquidato come il clown della campagna elettorale, è diventato il protagonista assoluto spaventando la Casa Bianca e costringendola a cambiare rotta. Obama è già in campo per la campagna elettorale: sa che, per difendere la sua eredità politica, ha bisogno di un successore democratico. E Trump, che fino a ieri sembrava sabbia negli ingranaggi repubblicani, ora fa paura.