il Messaggero, 15 gennaio 2016
L’immondizia sfila in passerella. Ecoalf, la ditta spagnola che trasforma i rifiuti del Mediterraneo in pregiati filati grazie a una flotta di 160 pescherecci
Dal Mediterraneo alle sfilate di Firenze: la moda che viene dal mare per approdare alle passarelle internazionali, passa anche per le mani di José Ignacio Llorca, capitano di uno dei pescherecci che gettano le reti al largo delle coste di Alicante, Levante spagnolo, e le tirano su ogni volta meno cariche di pesce e sempre più colme di rifiuti. Bottiglie di plastica, buste, lattine, il Mare Nostrum accumula oltre 3.000 tonnellate di pattume nelle acque superficiali; 6,4 milioni le tonnellate ogni anno negli oceani, raddoppiate nei prossimi 10 anni. Maree di plastica, una “zuppa” spesso invisibile a occhio nudo per la fotodegradazione, che uccide più specie marine del cambio climatico. Per questo motivo, 160 pescherecci della Comunità Valenziana, fra i quali quello di Ignacio Lorca, hanno deciso di collaborare con l’impresa Ecoalf, una Pmi spagnola con un progetto più ambizioso: trasformare i rifiuti marini di plastica, bottiglie in Pet, pneumatici usati, polietilene, drenati nelle reti da pesca di profondità, in tessuti, capi di abbigliamento e accessori.
L’INTENTO«Volevamo fondare una compagnia di moda realmente sostenibile e, perché lo fosse, non potevamo continuare a usare risorse del pianeta in modo indiscriminato. Il riciclaggio, la soluzione: riuscire a creare una nuova generazione di prodotti con materiali riciclati, con la stessa qualità, disegno e proprietà tecniche dei migliori articoli non riciclati – spiega Javier Goyanece, presidente di Ecoalf – Il problema è nato quando ci siamo trovati davanti a un’offerta di plastica Pet riciclata molto scarsa e di bassa qualità. Ci sono voluti anni di intensa ricerca in innovazione e sviluppo, mediante la Fondazione Ecoalf, che è riuscita a coinvolgere 5 soci spagnoli leader nelle rispettive aree – dalla gestione di residui, a centri tecnologici di riciclaggio, a fabbricanti tessili.
E uno studio di fattibilità, “Upcyclingtheoceans”, finanziato dalla Ue, per analizzare la viabilità economica, le difficoltà logistiche del recupero dei rifiuti marini e le aspettative di mercato. Dalla ricerca è emersa soprattutto la necessità dell’alleanza tessuta con i pescatori, che meglio di chiunque altro conoscono le acque del Mare Nostrum. «Recuperiamo una tonnellata di rifiuti al giorno, li raccogliamo nei contenitori posti da Ecoalf sulle imbarcazioni. Poi, li trasferiamo in container più grandi nei vari porti del Levante», spiega José Ignacio Llorca da Alicante. Ecoalf procede, quindi, una volta la settimana, alla raccolta per la successiva separazione della plastica Pet. «Diamo alla plastica una seconda opportunità di vita, grazie ai nuovi processi industriali che consentono la produzione di filati di alta qualità, adatti agli standard di Ecoalf, a partire da Pet al 100% riciclato», osserva Paloma Oñate, coordinatrice del progetto.
GLI UTILIZZIGli eco-filati vanno bene per tutto, dai pantaloni, alle gonne, alle giacche, dallo smoking alla cravatta, dalla cintura al pantaloncino, come assicurano a C.L.A.S.S. (Creativity lifestyle and sustainable synergy), piattaforma che promuove in Italia prodotti ecosostenibili. Antesignana del tessuto Newlife, l’azienda piemontese Sinterama, che gestisce il processo di trasformazione dalla raccolta di bottiglie di plastica (ma non dai fondi marini) al risultato finale. «Dallo studio finanziato dalla Ue è emersa anche la necessità di un sistema integrale di gestione dei residui in ogni porto, la cui mancanza ha frustrato finora i tentativi di realizzare un riciclaggio in ambito marino», rileva Paloma Oñate.
I benefici per l’ambiente sono evidenti: da 70 bottiglie di plastica si ottiene 1 metro di filato riciclato e non solo si elimina una fonte primaria di inquinamento del Mediterraneo, ma si riduce del 20% il consumo di acqua, del 50% quello di energia e del 60% le emissioni nell’atmosfera durante il processo di produzione. Il risultato è una moda che offre un mare di possibilità e viceversa, un oceano di opportunità aperto dai rifiuti alla moda, come hanno dimostrato lo smoking indossato dall’attore inglese Colin Firth e l’abito della moglie Livia, entrambi total-Pet firmati da Valentino e Zegna, agli Oscar 2012. In versione opaca o lucida, leggera come il cotone o sottile come la seta, l’eco-stoffa, che piace agli stilisti perché non si stropiccia, è già stata utilizzata da Max Mara nel 2014, e col marchio Ekocycle – promosso da Coca-Cola – proposta da Levi’s, Adidas o Mcm.
Per farsi un’idea del tessuto verde che viene dal mare, basta una visita al flagship store di Ecoalf a Madrid, nel cuore del quartiere di Chueca. Tutto è prodotto di recycling. Lo slogan è: “The trash is the good news”, la spazzatura è la buona notizia.