il Fatto Quotidiano, 15 gennaio 2016
Il caso di Rob Lawrie, l’uomo che voleva salvare una bimba afgana di 4 anni portandola in Inghilterra e che ora si ritrova a pagare una multa di mille euro
Non volevo che un bimba di 4 anni passasse l’inverno nella giungla”. Il caso di Rob Lawrie è finito ieri davanti ai giudici di Boulogne-sur-mer: l’ex militare britannico, 49 anni, rischiava fino a 5 anni di prigione e una grossa multa per aver voluto aiutare una piccola afgana, di nome Bahar, cercando di portarla con sé in Inghilterra e toglierla dall’orrore della “giungla”, il ghetto dove si ammucchiano migliaia di migranti nella speranza di attraversare la Manica.
Una volta sul suolo inglese l’avrebbe accompagnata a Leeds, nel nord del paese, dove vive uno zio della bambina. La sera del 24 ottobre, con il consenso del padre della piccola, l’aveva allora nascosta nel suo furgone e tentato la sorte. Ma alla frontiera era stato fermato dalla polizia che aveva scoperto la bimba a bordo.
Da quella sera per la giustizia francese Lawrie era un “passeur”, uno che fa attraversare illegalmente le frontiere ai migranti, in genere in cambio di diverse migliaia di euro. Lawrie invece non ha preso soldi. Ma per il tribunale aveva “favorito la circolazione irregolare di uno straniero in Francia” e doveva essere condannato.
Ieri alla fine è la solidarietà a aver vinto davanti alla giustizia. Da settimane si era creato in Francia e in Inghilterra un grande movimento di sostegno all’“eroe” britannico. Una petizione con più di 170mila firme circolava sul web per chiedere ai giudici di concedergli la clemenza. Per le associazioni umanitarie era assurdo punire qualcuno per “reato di solidarietà”.
Lawrie era arrivato per la prima volta a Calais a inizio settembre. La foto di Aylan, il bimbo afgano morto su una spiaggia turca, lo aveva convinto a partire come volontario. Aveva caricato il furgone di cibo e coperte e comprato del materiale per costruire ripari di legno per i migranti. Nella giungla, aveva stretto amicizia con Reza Ahmadi, un afgano arrivato clandestinamente in Europa insieme alla figlia Bahar. Quella sera di ottobre faceva troppo freddo nella “giungla”. Reza lo aveva pregato di portare la piccola con sé in Inghilterra e lui aveva accettato: “Me lo ha chiesto diverse volte, prima, ma ho sempre rifiutato”.
Ieri Ahmadi era in tribunale per testimoniare in favore dell’amico. Lawrie si è fatto fotografare con la piccola in braccio. Sin dall’inizio ha riconosciuto il suo errore, detto di aver agito in modo irrazionale. Di fronte allo slancio di solidarietà, i giudici lo hanno condannato a mille euro di multa (che non sarà obbligato a pagare) per aver “messo a rischio la vita” della bambina, facendo decadere le accuse iniziali.