Corriere della Sera, 15 gennaio 2016
Un sito gay pubblica le foto dei 37 deputati Pd che non vogliono votare il testo sulle unioni civili. Polemiche
Sono 37 i deputati del Pd che alla Camera hanno presentato un documento per dare battaglia alla stepchild adoption, l’articolo 5 della legge sulle unioni civili, più o meno lo stesso numero dei senatori che a Palazzo Madama stanno facendo la stessa battaglia e che ieri sono finiti in una lista del sito Gay.it, scatenando una ridda di polemiche.
Tutto dopo le dichiarazioni dell segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino. Mancano ormai meno di due settimane all’approdo in aula al Senato di questa legge e l’esito non sembra più così scontato. Perché a Palazzo Madama le parole della Cei non sono risuonate vane e anche l’appoggio dei 17 senatori di Ala, i verdiniani, non appare più tanto granitico, così come è arrivato il «no» di Berlusconi alla legge (anche se ha lasciato la libertà di coscienza). C’è poi il Ncd di Angelino Alfano che è pronto a presentare un emendamento per stralciare l’articolo 5. Su tutto la frattura nel Pd: un gruppo (30? 40?) di senatori che ha pronto un emendamento per trasformare la possibilità di adottare il figlio biologico del compagno in un affido rafforzato. L’emendamento ha tra i suoi primi firmatari i senatori pd Stefano Lepri e Emma Fattorini, due dei nomi che ieri sono finiti nella lista del sito Gay.it.
Una foto, un nome, un suggerimento: contatta il tuo senatore «malpancista» e chiedigli un incontro. Il sito Gay.it ha quindi pubblicato i nomi di senatori, tutti del Pd, tutti quelli contrari alla stepchild adoption, tutti quelli che cercheranno di modificare l’articolo sull’adozione in affido rafforzato.
La polemica è scoppiata, ricompattando i senatori del Pd contro il sito Gay.it, quello che Alessio Di Giorgi gestisce dal 1999. In molti hanno parlato di «lista di proscrizione», altri di attacco «squadrista» e Di Giorgi ha respinto al mittente le accuse: «Sono senatori eletti dai cittadini, possono votare come vogliono ma a loro devono rendere conto».
Erano 36 i nomi della lista di Gay.it, si sono poi ridotti a 26, perché i diretti interessati hanno smentito di voler votare contro la legge sulle unioni civili. Dei 26 rimasti alcuni hanno dichiarato di volere «una buona legge e un Pd unito», ma non hanno esplicitamente fatto dichiarazione di voto. Intanto Angelino Alfano, ministro dell’Interno, ha ribadito la sua totale contrarietà alla stepchild adoption e, più in generale, al disegno di legge Cirinnà: «Il tema delle adozioni deve restare fuori da questa legge, se rimane una fotocopia del matrimonio noi non possiamo votare sì».