Corriere della Sera, 15 gennaio 2016
La Bce taglierà ulteriormente i tassi. Lo si capisce leggendo le minute dell’ultima riunione
I tassi d’interesse ufficiali dell’Eurozona non sono necessariamente ai minimi. In particolare, quello che è diventato un tasso di riferimento, sui depositi che le banche tengono presso la Bce, oggi a -0,30%, potrebbe scendere ulteriormente in territorio negativo. Lo si è capito ieri, quando la Banca centrale europea ha pubblicato le minute della riunione di dicembre del suo Consiglio dei Governatori: la riunione alla quale i mercati reagirono con sorpresa in quanto si aspettavano una mossa più aggressiva da parte dell’istituzione guidata da Mario Draghi.
Durante la riunione fu deciso di tagliare il tasso sui depositi da meno 0,20 a meno 0,30%, su proposta del capo economista della Bce Peter Praet. Dal resoconto della riunione emerge che però «alcuni» governatori avrebbero voluto un taglio più consistente, possibilmente a -0,40%. Altri, al contrario, sostenevano che sarebbe stato il caso di non fare nulla e aspettare che la politica monetaria già molto espansiva producesse risultati. Una chiara divergenza di opinioni. Quello che è più interessante, però, è il fatto che coloro che hanno poi optato per il taglio di dieci punti base allo 0,30% hanno detto di ritenere che ciò lasciava mano libera alla Bce per scendere ulteriormente in futuro se ce ne fosse bisogno. Il livello a cui le banche pagano oggi per tenere il loro denaro fermo a Francoforte può dunque arrivare almeno a 40 punti base, i governatori non ritengono infatti che il -0,30% sia il cosiddetto lower bound, il limite più basso.
Alcuni governatori (le minute non fanno i nomi) hanno anche discusso la possibilità di aumentare il volume di acquisti di titoli che ogni mese la Bce effettua sui mercati all’interno del programma di Quantitative Easing per stimolare l’economia e cercare di alzare l’inflazione. Nessuno ha però proposto formalmente di compiere quel passo già in dicembre. Anche in questo caso, non si può escludere che lo si muova in futuro. Nelle settimane scorse, Draghi ha sostenuto che la Bce ha ancora spazio per rafforzare ulteriormente la sua politica monetaria non convenzionale (basata cioè non solo sui tassi d’interesse ma anche sugli acquisti di mercato).
Come già si sapeva, le minute confermano che le opinioni divergono nel Consiglio dei Governatori: la tedesca Bundesbank rimane scettica sul Quantitative Easing. Il punto di differenza nella riunione di dicembre è stato soprattutto sulla valutazione della crisi cinese iniziata l’estate scorsa. Gli eventi di queste settimane indicano che, in fondo, chi esprimeva preoccupazioni e propendeva per un taglio più sostanziale del tasso sui depositi aveva argomentazioni solide. Ciò, però, non significa necessariamente che la Bce cambierà politica monetaria già la settimana prossima, nonostante l’instabilità in arrivo dalla Cina e la caduta del prezzo del petrolio. L’agenzia d’informazioni Reuters ha sentito ieri cinque membri del Consiglio dei Governatori, i quali hanno detto che la politica monetaria della Bce dovrebbe restare stabile (a meno di evoluzioni eccezionali) almeno fino a marzo.