la Repubblica, 15 gennaio 2016
False accuse, pedofilia e camorra: perché Quagliarella lasciò il Napoli
C’è una brutta storia di accuse false, minacce e ricatti alla base dell’addio al Napoli, nell’estate 2010, di Fabio Quagliarella. È quanto ha raccontato ieri in udienza l’attaccante del Torino, testimone e parte lesa nel processo a Raffaele Piccolo, agente della polizia postale accusato di essere stalker di vip. «La mia cessione alla Juve è dovuta a quelle accuse assurde e false di essere camorrista e pedofilo, oltre che di partecipare a orge, accuse contenute in lettere anonime giunte in qualche modo anche al presidente De Laurentiis» ha spiegato Quagliarella. Dopo quelle accuse infamanti, «il presidente del Napoli mi disse di lasciare Castellammare per andare a vivere in albergo. Poi non mi ha più telefonato». Un trasferimento, quello dell’attaccante alla Juve, che sollevò polemiche non ancora sopite: «Quando andai alla Juve, nelle lettere c’era scritto che avrebbero picchiato la mia famiglia per il mio addio al Napoli» ha aggiunto Quagliarella la cui deposizione giunge ad una settimana di distanza dal gesto di scuse dopo il rigore trasformato al San Paolo che ha scatenato la rabbia dei tifosi granata e che gli è costata la panchina domenica scorsa contro l’Empoli. Subito dopo la testimonianza, l’attaccante ha fatto rientro a Torino dove stamattina parteciperà alla rifinitura in vista della sfida di domani contro il Frosinone: «Le polemiche di questi giorni non mi destabilizzano, io sono tranquillo».