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 2016  gennaio 14 Giovedì calendario

L’India allunga il permesso per il marò Latorre • Per la strage di Instabul si segue la pista caucasica: arrestati tre russi • Il killer di Instanbul era arrivato come profugo • Martina Levato è stata condannata ad altri sedici anni • Per il delitto di Ashley Olsen è stato fermato uno spacciatore extracomunitario

 

Marò Nella lunga vicenda dei marò italiani accusati di avere ucciso due pescatori indiani il 15 febbraio 2012, ieri la Corte Suprema di New Delhi ha preso due decisioni rilevanti. Innanzitutto, ha prolungato fino al prossimo 30 aprile la licenza di convalescenza grazie alla quale Massimiliano Latorre è in Italia (sarebbe scaduta venerdì prossimo). Dal momento che lo scorso agosto il Tribunale internazionale per la legge del mare (Itlos) di Amburgo aveva ordinato la sospensione di tutti i procedimenti, la Farnesina aveva ribadito ieri che Latorre sarebbe rimasto comunque in Italia. L’India ha riconosciuto anche il procedimento arbitrale che deciderà dove far processare i due fucilieri: in India, in Italia o in un Paese terzo. Girone intanto, resterà a Delhi, in libertà provvisoria. Come misura immediata, però, Roma ha chiesto allo stesso collegio arbitrale di permettere che ambedue i fucilieri di Marina attendano in Italia la decisione sulla giurisdizione: un sì significherebbe che anche Girone potrebbe tornare. Il collegio degli arbitri dovrebbe iniziare a discutere questa istanza in febbraio e decidere entro marzo (D. Ta., Cds).

Instanbul 1 C’è una pista russa dietro l’attacco dell’Isis di martedì a Istanbul. Non arriva a Putin, come hanno alluso i media popolari turchi. Ma porta alla rete di caucasici islamisti di nazionalità russa, soprattutto daghestani e ceceni, che formano una delle più micidiali colonne dello Stato islamico e si sono infiltrati in Turchia. Dei 68 arresti fatti ieri, i tre che contano sono tre cittadini russi, probabilmente daghestani. Contro di loro sarebbero già pronti, secondo il quotidiano «Haberturk», capi d’accusa «per terrorismo». Contro i tre arrestati ci sarebbero prove da intercettazioni telefoniche e da materiale digitale sequestrato nel loro appartamento di Antalya (Stabile, Sta).

Instanbul 2 L’esplosione ha letteralmente smembrato e ridotto a pezzettini il corpo del kamikaze, che martedì mattina ha ucciso dieci turisti e ferito altri quindici, quasi tutti tedeschi. Gli agenti della scientifica turca lo avrebbero comunque egualmente identificato grazie ai monconi delle dita ritrovati sul luogo dell’attentato. Si tratterebbe di Nabil Fadli, nato in Arabia Saudita nel 1988, di recente vissuto in Siria, molto probabilmente militando tra i ranghi di Isis, e quindi arrivato in Turchia come profugo. Un centro di accoglienza per migranti, a Istanbul lungo il Bosforo, ha registrato la sua richiesta di asilo il 5 gennaio. Come per tutti, sono state rilevate le sue impronte digitali. Da qui il riconoscimento (Cremonesi, Cds).

Levato Per le aggressioni con l’acido avvenute a Milano tra il 2 novembre e il 28 dicembre 2014 ieri, nel secondo processo, Martina Levato è stata condannata a 16 anni, il complice Andrea Magnani a 9 anni e 4 mesi. Per il giudice c’è stata associazione a delinquere: quel gruppo, con l’amante della Levato (Alexander Boettcher), oltre a Pietro Barbini ha sfigurato anche Stefano Savi, e lo ha fatto per uno scambio di persona; la catena degli agguati, inoltre, ha avuto un preambolo quando la Levato, il 20 maggio 2014, ha tentato di evirare Antonio Margarito e lo ha poi denunciato per violenza sessuale: quella aggressione non è mai esistita e Martina è stata condannata anche per calunnia. Boettcher e Levato vennero arrestati dopo l’agguato a Barbini e per quello erano stati già condannati a 14 anni. Nelle settimane successive, le indagini allargarono lo scenario: c’era un complice (Magnani) e c’erano aggressioni precedenti (G. San., Cds).

Ashley 1 Per il delitto di Ashley Olsen, la trentacinquenne americana strangolata venerdì nel monolocale dove abitava in Oltrarno, centro storico di Firenze, è stato fermato ieri a mezzanotte uno spacciatore extracomunitario, forse di origine senegalese. È accusato di omicidio volontario aggravato. Ad inchiodare il presunto killer, che avrebbe 25 anni, sono stati gli esami svolti dal laboratorio di genetica dell’ospedale di Careggi dove per tutta la giornata si è lavorato su una traccia biologica trovata sul corpo della vittima. Da quella traccia è stato estratto un profilo genetico, il Dna del presunto omicida, un conoscente della vittima con precedenti per spaccio di droga. L’autopsia ha confermato che la ragazza avrebbe avuto un rapporto intimo con il suo assassino e non avrebbe reagito neppure quando lui le ha stretto al collo una cordicella o un cavetto Usb e lentamente l’ha strangolata (Gasperetti, Cds).

Ashley 2 L’extracomunitario è stato anche incastrato da una telecamera: è quella di un negozio di fornaio a pochi metri dal portone della palazzina dove viveva la vittima. Nelle immagini si vedono la giovane con il suo carnefice dirigersi verso casa (Menduni, Sta).

Ashley 3 Le amiche di Ashley: «Non erano amici, ma si frequentavano, l’abbiamo vista più di una volta fermarsi a parlare, vicino a casa, con quello lì» (ibidem).

Ashley 4 Ieri è arrivato il via libera della procura per Ieri è arrivato il via libera della procura per i funerali: non ci sono più segreti da sondare. La scena che gli investigatori descrivono appare quella di un raptus. Ci sono i lividi intorno al collo della giovane, stretto da un cavo, una fascetta, una catenina compatta. Ci sono altre ecchimosi e ferite sul corpo. La Procura nega, però, che l’americana abbia provato a opporsi all’omicida. Forse perché stordita dal troppo alcol bevuto, forse solo sopraffatta dalla preponderanza fisica del suo aguzzino. Allora è la scena di un’aggressione: botte e alla fine quel cappio improvvisato intorno al collo. Un’esplosione di ira incontrollata, forse scatenata da un improvviso rifiuto quando l’atmosfera sembrava invece intima e promettente. Se gioco è stato, finito male, violento ma consenziente, solo una spiegazione può reggere: la cocaina (ibidem).

(a cura di Roberta Mercuri)