Il Messaggero, 14 gennaio 2016
Addio Telecom, da oggi si chiama Tim
Non ha più senso parlare di fisso e mobile. «Ciò che importa oggi è essere liberi di comunicare e comunicare in libertà». Così ieri i vertici di Telecom Italia hanno mandato in pensione i vecchi brand Tim e Telecom Italia, da ieri unificati in un unico logo commerciale. Sempre bianco, blu e azzurro i colori, ma spariscono le onde dell’analogico nell’era del digitale. Da oggi il nuovo gruppo integrato, tutto lanciato sui nuovi servizi, sarà rappresentato da un’icona rossa che ricorda una T (un trigramma ching che ha il significato di “montagna”) e poi la scritta bianca TIM a caratteri maiuscoli su fondo blu, il cielo senza limiti del gruppo nell’immaginario di chi l’ha scelto. Se questo sia un presagio del nuovo ruolo che potrà avere il futuro il gruppo nel consolidamento europeo del settore, questo si vedrà. Intanto i vertici frenano (vedere altro servizio in pagina, ndr), di fronte alla avances non troppo velate di Orange, non a caso un colosso francese che guarda a un gruppo italiano con due francesi nel capitale come Vivendi e Xavier Niel.
IN BORSA RIMANE TELECOM
Del resto, ieri i riflettori erano tutti puntati sulla svolta di quel gruppo che ha le radici nella Sip. «Non è un rinnegare il passato», puntualizza subito il presidente, Giuseppe Recchi. Ma dopo vent’anni dalla nascita di Telecom Italia Mobile, era necessario voltare pagina e «perfezionare anche con il logo il manifesto della nostra strategia: vogliamo essere la California d’Italia», dice Recchi.
Per l’ad Marco Patuano è il segno di una «ripartenza in grande stile» dell’azienda. Molto più di un semplice restyling del logo, per il capoazienda: è un cambiamento di filosofia «in un mondo i cui la gente chiede più connettività, libertà e possibilità di comunicare in modo diverso».
Ma attenzione, Telecom Italia resta il corporate brand e rimane anche a Piazza Affari. «Perché siamo orgogliosi della nostra storia», insiste Patuano. Non esiste una «Tim contro Telecom». Entrambe «contribuiscono con il loro meglio, la prima con l’innovazione e la seconda con la solidità». Un’operazione di sintesi, insomma, «che riflette un fenomeno concreto: la convergenza fisso-mobile abilitata da Internet, dai nuovi device, dalla tecnologia e dalle piattaforme digitali. Saremo il meglio di Tim e di Telecom Italia», conclude l’amministratore delegato.
Come ogni battesimo che si rispetti, dopo la maxi-presentazione è già partita la campagna pubblicitaria con Fabio Fazio, Pif e sir Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web. E Ieri, in serata, ha preso il via il maxi-party al Palalottomatica con Mika e Lorenzo Fragola. Giusto per sottolineare la spinta al futuro.
IL NUOVO PIANO
Passando ai numeri, è presto per parlare di nuovi obiettivi. Nessuna anticipazione, perché i numeri arriveranno con il nuovo piano industriale a febbraio. Ma si può già dire, spiega Patuano, che gli sforzi sulla banda larga saranno superiori, visto che l’obiettivo di raggiungere nel 2017 il 95% della popolazione con l’LTE e il 75% con la fibra ottica appaiono già superati. Si tratta di farsi trovare pronti alle sfide future, «come gestore di infrastrutture sempre ammodernate, ma anche come piattaforma aperta per creare lo sviluppo di nuovi servizi». L’ambizione è essere una piattaforma «che abiliti terze parti, grandi operatori e soprattutto start-up a rendere il mondo un posto migliore per tutti».
È anche un modo per difendersi dall’aggressività degli over the top, come Google e Facebook? La questione è semplice per i vertici Telecom: servono regole uguali per le società di tlc e per gli over the top. Perché «il diritto alla privacy non può essere diverso tra Stati Uniti ed Europa».