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 2016  gennaio 14 Giovedì calendario

È uno spacciatore africano il presunto assassino di Ashley Olsen. Svolta nel giallo di Firenze

È un pusher africano il presunto assassino di Ashley Olsen, la trentacinquenne americana uccisa nella sua casa a Firenze. L’extracomunitario è stato incastrato da una telecamera: è quella di un negozio di fornaio a pochi metri dal portone della palazzina dove viveva la vittima. Nelle immagini si vedono la giovane con il suo carnefice dirigersi verso casa, anche se l’obiettivo non inquadra il portone, alle 7,32 di venerdì mattina. Agli inquirenti è servita però una prova scientifica, trovata ieri nel corso di un interminabile sopralluogo nell’appartamentino soppalcato dell’americana. Ora l’immigrato si trova in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario aggravato.
Nel mirino della procura fino alle ore precedenti all’arresto c’erano in realtà due persone inquadrate dalle telecamere, alle quattro di venerdì mattina, assieme ad Ashley Olsen, mentre lei rincasava dopo aver trascorso la serata con le amiche. Non è bella gente, legata alla droga e allo spaccio, quella che popola a quell’ora Santo Spirito, il borgo d’Oltrarno dove l’americana uccisa nel suo appartamento viveva da tre anni. Le indagini si sono concentrate, dopo che le immagini registrate da otto telecamere della zona hanno iniziato a svelare i loro segreti, su un uomo in particolare, un pusher africano poi fermato su ordine della procura di Firenze.
Le forze dell’ordine lo conoscono. Ma, soprattutto, lo conosceva Ashley. L’hanno confermato anche le amiche della vittima: «Non erano amici, ma si frequentavano, l’abbiamo vista più di una volta fermarsi a parlare, vicino a casa, con quello lì».
Le indagini
Quando, prima di rincasare, l’americana è uscita dal club Montecarla litigando furiosamente con un’amica, un testimone dice di aver colto un’espressione, in inglese, che poteva suonare così: «Lascialo perdere!». Si riferiva a Federico Fiorentini, il fidanzato legato alla donna da un rapporto litigioso e contrastato? O, invece, a qualcuno che Ashley aveva confessato di voler incontrare quella notte e che l’amica riteneva pericoloso? Lui è uno spacciatore molto conosciuto nella citta border line, va e viene dalla galera, ghigno malvagio. Uno con cui, spiega chi lo conosce, è meglio non avere discussioni. In questa allucinata riffa la polizia scientifica ha aggiunto altri tasselli che hanno portato all’arresto del giovane africano. C’è un’impronta digitale sospetta, ma non completa. Nei contenitori finisce anche un profilattico: è legato all’omicidio?
I funerali
Ieri è arrivato il via libera della procura per i funerali: non ci sono più segreti da sondare. La scena che gli investigatori descrivono appare quella di un raptus. Ci sono i lividi intorno al collo della giovane, stretto da un cavo, una fascetta, una catenina compatta. Ci sono altre ecchimosi e ferite sul corpo. La Procura nega, però, che l’americana abbia provato a opporsi all’omicida. Forse perché stordita dal troppo alcol bevuto, forse solo sopraffatta dalla preponderanza fisica del suo aguzzino. Allora è la scena di un’aggressione: botte e alla fine quel cappio improvvisato intorno al collo. Un’esplosione di ira incontrollata, forse scatenata da un improvviso rifiuto quando l’atmosfera sembrava invece intima e promettente. Se gioco è stato, finito male, violento ma consenziente, solo una spiegazione può reggere: la cocaina.