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 2016  gennaio 14 Giovedì calendario

Rosa Capuozzo, il sindaco di Quarto, torna in procura. Ma stavolta potrebbe finire indagata

Rosa Capuozzo tornerà oggi in procura. La sindaca di Quarto travolta dall’indagine sulle infiltrazioni della camorra nel Comune, espulsa dal Movimento 5 Stelle proprio per non aver denunciato le minacce ricevute dal collega di partito Giovanni De Robbio, non ha convinto i magistrati. E adesso la sua posizione potrebbe cambiare, il rischio è che possa finire anche lei sotto inchiesta. Gli appuntamenti si moltiplicano. Ieri, con un voto all’unanimità che dunque comprende anche i parlamentari pentastellati, si è deciso di convocarla per martedì per un’audizione di fronte alla commissione Antimafia. E questo fa ben comprendere come il caso non sia affatto chiuso, anche tenendo conto che l’indagine riguarda proprio i legami tra gli esponenti politici locali e il clan guidato da Afonso Cesarano il boss che ha interessi soprattutto nell’organizzazione delle cerimonie funebri.
Le intercettazioni e le verifiche svolte dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dal pubblico ministero Henry John Woodcock dimostrano che nel novembre scorso, quando era già sotto il ricatto di De Robbio, Capuozzo fu convocata con il pretesto di sentirla su un’eventuale faida tra clan nel suo Comune e quando le fu chiesto se c’erano problemi con il consigliere del suo partito minimizzò quanto stava accadendo. Non poteva immaginare che le conversazioni durante le quali si sfogava con gli altri colleghi del Movimento fossero ascoltate dai carabinieri. Lo stesso atteggiamento sembra averlo tenuto durante l’interrogatorio di due giorni fa. Di fronte ai pm ha spiegato di non aver denunciato le minacce perché «non volevo mettere in difficoltà il consiglio comunale» e ha negato anche di aver avvisato i «capi» nonostante i colloqui registrati dimostrino che aveva sollecitato un intervento di Luigi Di Maio e di Roberto Fico. Ma non è apparsa credibile, dunque si è deciso di richiamarla. Se dovesse mantenere questo atteggiamento non è escluso che venga iscritta nel registro degli indagati. Al momento le ipotesi di reato possibili sono la falsa testimonianza o addirittura il favoreggiamento. Lei ieri ha deciso di parlare attraverso i social network, con l’obiettivo evidente di ricompattare i consiglieri dopo le fratture evidenti emerse con la pubblicazione delle loro conversazioni. E sul profilo Facebook ha scritto: «Il consigliere comunale Alessandro Nicolais (che con una collega di partito avevano definito «uno schifoso» ndr ) ha sempre avuto la mia stima personale e quella di tutto il gruppo di consiglieri perché è una persona la cui onestà intellettuale e rettitudine morale non sono in contestazione. La decontestualizzazione delle conversazioni pubblicate può indurre in errore». Sostiene che l’unica divergenza riguardasse la questione degli stipendi.
Un evidente e ulteriore tentativo di minimizzare di cui evidentemente oggi le sarà chiesto conto dai magistrati.