ItaliaOggi, 13 gennaio 2016
A Parigi sono impazziti per le Bluecar di Bolloré (disegnate da Pininfarina). Sono elettriche e contano più di mezzo milione di noleggi ogni mese. Presto saranno disponibili anche a Roma
Che cosa vuoi che sia perdere 25 milioni all’anno se puoi farti fotografare, il giorno dell’inaugurazione del Cop21, la conferenza mondiale per il clima, accanto a quella macchinetta grigia argento, tutta acciaio a vista senza vernice, attaccata a una delle 530 stazioni di ricarica elettrica di Parigi, abbracciato alla sindachessa, la bella Anne Hidalgo, che ha dichiarato guerra al traffico privato (soprattutto diesel) e che gli si rivolge chiamandolo, a favore di telecamere, «Vincent l’écolo»?
Altro che tycoon, speculatore di Borsa, investisseur flamboyant, finanziere d’assalto: Vincent Bolloré, il gran patron di Vivendi, in Italia partner eccellente di Mediobanca e grande azionista di Telecom, ora è solo e semplicemente «Vincent l’écolo», l’uomo che ha regalato ai parigini il primo servizio di noleggio di auto elettriche, le piccole Bluecar, disegnate da Pininfarina, prodotte dalla Psa (Peugeot-Citroën) negli impianti di Rennes ed equipaggiate con le nuove batterie Lmp (litio-metallo-polimeri) prodotte proprio dal gruppo Bolloré nello stabilimento di Vaucresson, periferia nord di Parigi, antico cuore industriale della famiglia bretone che si trasferì qui nel lontano 1822.
Forse è proprio questa la chiave per capire la decisione di un investimento in perdita (250 milioni di euro, ammette lui stesso, solo per Autolib): testare le sue nuove batterie al litio che dovrebbero alimentare anche i nuovi tram elettrici parigini (Bluetram) «sans fil et sans rail», senza fili né rotaie, che dovrebbero entrare in funzione entro il 2017. «Sono vent’anni che il mio gruppo investe nella ricerca sulle batterie e nello stoccaggio dell’energia», dichiara Bolloré, «se faccio qualche conto, forse arrivo a 3 miliardi di euro, ma ora i risultati si vedono: le nostre batterie al litio sono le migliori al mondo, superiori a quelle della Panasonic, ecologiche, senza solventi, riciclabili al 100%».
Dunque un affare, un buon esempio di «capitalismo paziente» che, però, sembra contraddire lo stile, talvolta arrembante, del patron di Vivendi.
Con l’operazione Autolib, le macchinette elettriche senza vernice che presto arriveranno anche a Roma e a Torino (ma ci sono progetti anche per Londra e Singapore), Bolloré non solo ha testato e continua a testare le sue batterie (e sembra crederci talmente tanto che alla guida del dipartimento energia del gruppo, lo Smart Center di Vaucresson, ha piazzato il suo primogenito Cyrille e la figlia Marie), ma ha fatto un investimento d’immagine straordinario.
Sentite come si esprime la sindachessa di Parigi quando parla di Autolib: «Je suis très fière de travailler avec des industriels français qui ont su prendre des risques au bon moment», sono fiera di lavorare con industriali francesi che hanno saputo prendersi dei rischi al momento giusto E sentite ancora l’assessore al traffico, Christophe Najdovski: «Bolloré est très reactive: quand il y a de pics de pollution, on demande la gratuité de l’abonnement et on l’obtien en trois heures», Bolloré è sempre disponibile, nei giorni in cui si registrano i picchi di inquinamento, l’abbonamento Autolib è gratuito.
Ma non tutto è gratuito nell’operazione Autolib: se Bolloré ha acquistato le vetture Bluecar e ha trasformato il servizio in uno straordinario «show room pour les competences de son group», in una vetrina per il suo business energetico, il comune di Parigi si è fatto carico della realizzazione di 538 stazioni di ricarica elettrica, quelle che consentono di trovare sempre una macchinetta pronta per l’uso e a qualsiasi ora. Così si spiegano i 95 mila abbonati e oltre mezzo milione di noleggi al mese.
Anche se un ingegnere del Politecnico, Nicolas Louvet, che forse non ama troppo Bolloré, non crede nella redditività dell’operazione: Autolib, dice, diventerà una specie di icona dell’industria francese come il Concorde: un grande successo tecnologico ma una sconfitta economica. Forse Louvet non ha fatto i conti con l’abilità di Monsieur Vivendi.