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 2016  gennaio 13 Mercoledì calendario

Il pane al carbone, il nero va di moda anche a tavola. Ma è solo un colorante e non ha alcun effetto beneficio

Il nero diventa moda anche a tavola. Pane, pizza, cornetti e altri prodotti da forno simili, si tingono di scuro. Ma occhio a non considerarli più di quello che in realtà sono, ovvero normalissimi prodotti “della panetteria fine”.
Nulla quindi di intrinsecamente speciale, se non l’aspetto. Non si cela, infatti, alcuna proprietà benefica dietro il bizzarro colore nero, anche se molti sono convinti del contrario. L’equivoco sui presunti effetti salutari che impropriamente vengono associati a questi prodotti si deve al celebre ingrediente responsabile della tinta nera.
LA SOSTANZA
«Si tratta del carbone vegetale, una polvere che si ottiene dal legno di varie essenze carbonizzato in un ambiente povero d’ossigeno – spiega Carmen Campana, dietista e nutrizionista di Roma, che segue con interesse l’evoluzione di questa moda – Sotto forma di integratore, disponibile in erboristeria e in farmacia, il carbone vegetale ha effetti benefici contro una serie di disturbi gastrointestinali, come aerofagia, gonfiore e acidità. Come additivo in alcuni alimenti, invece, il carbone vegetale ha la sola funzionalità di colorante nero». Un conto quindi è assumerlo in pillola, un altro è mangiarlo nel pane. Il prodotto, la Coldiretti parla di “allarme” ha avuto in Italia una rapida diffusione tra fornai e ristoranti per confezionare gli hamburger o fare la pizza o cornetti per colazione.
Il colore non dipende dunque dall’uso di farine integrali e nemmeno da coloranti naturali come il nero di seppia ma dal carbone vegetale che è una sostanza classificata come additivo. «Il carbone vegetale contenuto negli appositi integratori – spiega Campana – è costituito da una polvere porosa che, al momento del passaggio nel tratto gastrointestinale, cattura tutto quello che incontra, come liquidi, gas, batteri e così via, eliminandoli. Nel cosiddetto pane nero, invece, le quantità di carbone vegetale sono così esigue che non ha lo stesso effetto».
I LIMITI
Nonostante questo, spesso i prodotti da forno vengono pubblicizzati come alimenti con qualità digestive superiori o vengono presentati impropriamente come vere e proprie varietà di pane. Come nel caso dei 12 panificatori pugliesi denunciati dal Corpo Forestale dello Stato con l’accusa di commercializzare prodotti da forno, a cui è stato aggiunto carbone vegetale, come fossero alimenti altamente digeribili e benefici per la salute gastrointestinale.
«In Europa e in Italia è consentito l’utilizzo del carbone vegetale negli alimenti solo come colorante – spiega Campana – Per cui è sbagliato etichettarlo come se fosse una varietà di pane». A ribadirlo è stata anche una nota diffusa dal ministero della Salute qualche settimana fa: «È ammissibile la produzione di un “prodotto della panetteria fine” denominato come tale, che aggiunga agli ingredienti base (acqua, lievito e farina), tra gli altri, anche il carbone vegetale come additivo colorante e nelle quantità ammesse dalla regolamentazione europea in materia». Questo significa che il prodotto contenente il carbone vegetale – tecnicamente chiamato E153 – non può definirsi pane. Non solo. Il ministero della Salute ha ribadito che non si può aggiungere nell’etichetta «alcuna informazione che faccia riferimento agli effetti benefici del carbone vegetale per l’organismo umano, stante il chiaro impiego dello stesso esclusivamente quale additivo colorante».
Negli Usa, invece, l’agenzia che regolamenta la commercializzazione dei farmaci e degli alimenti, la Food and drug administration, è categorica: l’uso del carbone vegetale come colorante è vietato in quanto ritenuto potenzialmente cancerogeno. Eventualità, quest’ultima, esclusa dalle nostre autorità.
Questo non significa che in Italia e in Europa non ci siano limiti. Oltre a quelli imposti normalmente ai coloranti, si raccomandano alcune precauzioni anche quando si intende ad assumerlo in pillole. «Gli integratori andrebbero presi sotto consiglio medico – precisa la nutrizionista – Il carbone vegetale può interferire con l’assorbimento di alcuni farmaci salvavita, come quelli per il diabete o per le disfunzioni tiroidee».