il Messaggero, 13 gennaio 2016
Begnini in Vaticano ovvero «nello Stato più piccolo del mondo che contiene la persona più incredibile del mondo». Il comico dice che la misericordia di Francesco potrebbe essere venduta a etti e che anche lui da piccolo voleva fare il Papa
Da piccolo avrebbe voluto fare il Papa, ma siccome tutti ridevano e nessuno gli si inginocchiava davanti, ha capito che doveva fare il comico. Roberto Benigni show sotto il cupolone. Chi lo avrebbe mai detto. Per Francesco, «il piccolo diavolo», farebbe di tutto, anche l’autista della papa mobile o la guardia svizzera. Ieri mattina si è accontentato di tenere a battesimo il libro-conversazione sulla misericordia scritto da Bergoglio con Andrea Tornielli. Titolo: «Il nome di Dio è Misericordia», una coproduzione Libreria Editrice Vaticana e Piemme, praticamente il primo colpo grosso messo a segno dalla «Mondazzoli» che ha già venduto i diritti in ben 86 Paesi. Due giorni fa la presidente del gruppo Mondatori, Marina Berlusconi è stata ricevuta a Santa Marta per consegnare all’autore la prima copia. «Solo a questo Papa poteva venire in mente di organizzare la presentazione di questo libro con un cardinale veneto, un carcerato cinese e un comico toscano!». L’esuberanza di Benigni era attesa da tutti e lui non ha deluso i presenti. Come di consueto l’intervento improvvisato è stato un fiume in piena, dove si sono mescolate battute esilaranti a meditazioni spirituali sul tema del perdono. All’Istituto patristico Augustinianum hanno preso parte all’evento anche il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, il giovane cinese Zhang Agostino Jianquing, detenuto del carcere di Padova che ha raccontato una toccante testimonianza di conversione, e il direttore della Lev. Don Giuseppe Costa ha appena chiuso il bilancio dell’editrice d’Oltretevere con un utile superiore a quello del 2014 che era stato di 420mila euro. Una buona annata.
PARABOLE
«Questo libro è come avere il Papa in tasca. Siete alla stazione e il treno è in ritardo? Leggetelo per 10 minuti ed è come parlare con lui» assicura il comico toscano che non nasconde ammirazione per Bergoglio. «Il Papa cammina, cammina e non si ferma mai, sembra faticare e fatica, sta tirando tutta la Chiesa verso il cristianesimo, verso il Vangelo, verso Gesù. Se ci pensate è un’ opera incredibile». Lui confessa di meditare di tanto in tanto sulle sacre scritture. L’esegesi è comicità pura. «Amo Marco, il suo Vangelo. Il primo miracolo che racconta è la guarigione della suocera di Pietro. È la rivincita di tutte le suocere. Guardate che Pietro non ha fermato Gesù dicendogli: ’dai, lascia stare, ormai è malata’. Così Gesù guarisce la suocera di Pietro e il Vangelo dice che lei si mise a servirli; in pratica Gesù voleva fare un pranzetto, e lei si mise a cucinare per loro». Ma quanto è profondo il perdono di Dio, ed è misurabile? Benigni fa l’esempio di Davide. «Se ha perdonato Davide può perdonare anche noi. Davide ne aveva combinata una grossa. Ha ucciso il suo amico Uria per fare l’amore con sua moglie. Quanti di voi uccidono il proprio amico per fare l’amore con sua moglie? Se ha perdonato lui può perdonare anche noi». E giù risate. Ridevano tutti, cardinali e compassati monsignori di curia. «Il Papa è pieno di misericordia, la potrebbe vendere ad etti. Vuoi un etto di misericordia? Lui te la dà». La parabola di Benigni si è conclusa: «Sono felice di essere qui nello Stato più piccolo del mondo che contiene la persona più incredibile del mondo». Un comico testimonial di un testo papale non si era mai visto. Un salto quantico anche per lui. Dal Papocchio, al Wojtylacciò, per arrivare all’abbraccio con «l’uomo più grande, rivoluzionario» Franca Giansoldati