Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 13 Mercoledì calendario

A Ferrara un ragazzo nigeriano si butta sotto un treno in corsa e sul web scatta la gara a chi scrive l’insulto peggiore

Nella civilissima Ferrara un ragazzo nigeriano si butta sotto un treno in corsa e subito sul web cominciano le olimpiadi del disumano: brindisi, evviva, uno di meno. Chi si azzarda a commiserare il suicida viene accusato di ipocrisia: ma come, per una volta che uno di questi mangiatori a sbafo si toglie spontaneamente dai piedi? La medaglia d’oro della desolazione va al tizio che critica quelli che gioiscono, ma solo perché non si rendono conto che la disgrazia ha provocato disagi ai passeggeri.
Questi commenti anonimi, denunciati dal giornale online «Ferrara Italia», registrano un umore sempre più diffuso. A dettarli sono la paura dell’immigrato non integrabile, la rabbia per i trattamenti di favore di cui godrebbe rispetto ai residenti. Quel rancore del piccolo borghese impoverito verso i miserabili e i poteri forti che storicamente è alle origini di tutti i movimenti razzisti. Il cosiddetto «buonismo» finge di ignorare il problema e finisce per annegarlo in una melassa di buone intenzioni impraticabili. Ma quando la morte di un essere umano non suscita più neanche un sussulto di immedesimazione significa che la guerra di civiltà, agognata dal Califfo e non disdegnata dai lepenisti d’Europa interessati a fare cassa elettorale a qualunque costo, ha piantato il suo seme venefico nei cuori. Resta da capire quale sia la civiltà sotto attacco che certa gente si sente in dovere di difendere: quella che esulta per un giovane depresso gettatosi sotto un treno non sembra, a occhio, troppo superiore alla visione del mondo reclamizzata dai tagliagole dell’Isis.