Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 13 Mercoledì calendario

Bowie, la Rai e l’incapacità di essere moderni

David Bowie e la Rai. La morte della star che ha rivoluzionato il rock si è meritata persino un commento dell’Osservatore romano : «Una personalità musicale mai banale, via via costruita grazie alle frequenti incursioni in altre forme artistiche – prima tra tutte la pittura, ma anche cinema e teatro – e grazie all’apertura a innumerevoli suggestioni».
E la Rai come l’ha trattata? Proviamo a ragionare su questo caso proprio per capire come dovrebbe comportarsi in prima serata una tv generalista, meglio ancora se di servizio pubblico. La Rai ha dato ampio spazio alla notizia nei suoi tg, ha reso omaggio a Bowie con «Blob» (Raitre, ore 20), ha trasmesso su Rai5 il concerto «Ziggy Stardust» (21.15) e infine ha trasmesso il film Furyo, 1983, diretto da Nagisa Oshima (23). È poco, è tanto?
Premesso che la modernità di una tv generalista si misura anche dalla capacità di stravolgere il palinsesto (anzi, proprio dal tipo di stravolgimento si comprende l’importanza dell’evento), diciamo che la Rai ha fatto il minimo sindacale. E dire che la Rai aveva un debito con Bowie, anche solo per cancellare l’imbarazzante ospitata a «Francamente me ne infischio» (1999). Se togliamo Rai5 (i cui ascolti sono, diciamo così, di nicchia), se pensiamo che nessuna delle tre reti generaliste ha indirizzato il proprio pubblico verso la medesima Rai5, ci accorgiamo che la Rai ha fatto ben poco. Non ha nessuna importanza cercare di chi è la colpa, è molto più utile capire la distanza che separa oggi Viale Mazzini da un’accettabile contemporaneità. La Rai pensa che il proprio pubblico sia più interessato ai ritocchini estetici di Simona Izzo che alla morte del Duca Bianco? Beh, sarebbe una bella sconfitta dal punto di vista culturale.
La Rai non è in grado di spostare ad altra data un documentario di Alberto Angela per far posto a uno speciale su Bowie? Allora meglio Mediaset. Duro il lavoro che attende il dg Campo Dall’Orto.