la Repubblica, 13 gennaio 2016
Morire per un aborto si può. È successo a una diciannovenne al Cardarelli di Napoli
Operazione di routine, in day hospital. Interruzione volontaria di gravidanza, gergo medico Ivg. È invece il tunnel verso la morte per una ragazza di appena diciannove anni nel reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Cardarelli di Napoli. Gabriella Cipolletta, entrata ieri mattina in sala operatoria intorno a mezzogiorno, si è spenta dopo tre ore di agonia sul lettino dove avrebbe dovuto rimanere meno di un’ora per l’aborto programmato. Tutto succede nella costernazione generale, sotto gli occhi di anestesisti e chirurghi impotenti, mentre all’esterno della sala Rianimazione si scatena l’inferno, con una rissa tra i familiari di Gabriella e quelli del fidanzato che, a loro dire, l’avrebbe spinta ad abortire. Espode la rabbia, i due gruppi se le danno di santa ragione fino a quando non arriva la polizia. Intanto il caso di quella che sembra malasanità inaccettabile nel caso di un intervento di routine scoppia sul web nel giro di pochi minuti. A stretto giro interviene il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che, fa sapere, invierà a Napoli gli ispettori della task force “Nicole” (la neonata morta in Sicilia). E il governatore della Campania Vincenzo De Luca chiede subito una relazione su quanto accaduto al Cardarelli.I genitori della povera Gabriella vengono allontanati dai familiari del fidanzato (che non è in ospedale) e accompagnati in commissariato per sporgere la denuncia. La salma della ragazza e la cartella clinica vengono sequestrate per l’inchiesta. Sono i primi atti del magistrato di turno che fa sequestrare anche il feto e la placenta. Predisposta l’autopsia, che verrà eseguita dopo la notifica degli avvisi di garanzia ai medici presenti in sala operatoria durante l’Interruzione volontaria di gravidanza.Secondo una prima ricostruzione cui contribuisce lo stesso ospedale, Gabriella Cipolletta, diciannove anni compiuti lo scorso 30 dicembre, in tarda mattinata è entrata in sala operatoria per l’Interruzione volontaria di gravidanza all’undicesima settimana. Un intervento come se ne fanno decine ogni giorno, e che fino alla fine non avrebbe riservato sorprese. Poi la “perdita massiva di sangue” e il crollo dei valori dell’emoglobina, scesa a 2.5 rispetto ai valori medi di 13-15. Un fatto inspiegabile, per i medici, perché comunque un tale abbassamento dei valori non può essere stato provocato dalla perdita di sangue.Intanto si cerca di porre rimedio a quanto sta accadendo. Si tenta di compensare con la trasfusione di quattro sacche di sangue, ma non arriva alcun miglioramento. In sala operatoria l’intervento di routine cambia di spessore, e la ragazza viene sottoposta a una laparotomia esplorativa. Le viene aperto l’addome, ma non vengono trovate possibili cause di quella emorragia, non ci sono lacerazioni dei vasi. Intanto Gabriella non reagisce, viene trasferita in sala Rianimazione dove, tre ore dopo l’ingresso in ospedale, muore. Solo l’autopsia potrà risalire alla causa. Forse si è trattato di uno shock ipovolemico, causato dalla diminuzione acuta della massa sanguigna circolante. Ma dovrà essere chiarito se Gabriella aveva preso dei farmaci per curare un fungo della pelle quando ancora non sapeva di essere incinta, e se il suo medico curante, una volta saputo della gravidanza, le aveva consigliato di abortire per il rischio, a causa della terapia, di malformazioni al feto. Spiega Fabio Sirimarco, primario di Ginecologia del Cardarelli intervenuto in sala operatoria quando le condizioni di Gabriella si sono aggravate: «Si è trattato di un caso eccezionale. Pur avendo dominato l’emorragia, presentava una gravissima crisi cardiorespiratoria che non si è risolta. Ho proceduto a una laparotomia, non c’era sangue nell’addome e l’utero era integro. Deve esserci stata una causa scatenante, ma per la diagnosi definitiva si dovrà attendere l’autopsia».