La Stampa, 12 gennaio 2016
Il sindaco di Cuneo è cieco
Sveglia alle 6,45, doccia e ascolto della rassegna stampa internazionale su Radio Radicale. Colazione e lettura de La Stampa scaricata su E-Values («inizio da Cuneo, poi lo Sport, prima pagina, economia, esteri e cronache»). È il sistema vocale per non vedenti. Sì, perché il sindaco e presidente della Provincia di Cuneo è cieco. Lo è diventato progressivamente.
«Avevo 13 anni. Non riuscivo a leggere bene. Mi portarono da specialisti. Sedevo su uno sgabello con papà e mamma a fianco. L’oculista fu spietato: “Vostro figlio ha una retinite. Se mi ascoltate ritiratelo da scuola, fategli zappare la terra. Nella vita normale avrà solo sofferenze”. Non è andata così. Eccomi qui. Dimostrazione del contrario. Un cieco può essere sindaco e presidente di una Provincia».
Federico Borgna di anni ne ha 42, da quattro amministra il capoluogo alla guida di una «compagine di centro che guarda a sinistra». Vive in un appartamento a meno di due chilometri dal municipio. Sono le 8 e un quarto quando si incammina ondeggiando il bastone bianco con rotelline, sotto i portici che fiancheggiano le vie dell’intera città. «Spesso mi avvicinano persone che si offrono di accompagnarmi per un tratto. All’inizio erano solo stranieri, sempre uomini. Oggi lo fanno anche i cuneesi. Non i giovani, i più sono cinquantenni, o pensionati. Mi appoggio al loro braccio destro e camminiamo. Una bella cosa imparare a lasciarsi aiutare».
Ma quella passeggiata è molto di più. C’è chi lo avvicina per sbloccare una pratica, chiedere un piacere, ottenere un appuntamento in Comune. «C’è chi non si presenta. Non sempre riesco a focalizzare di chi si tratta. Alcuni lo fanno per dirmi la loro. I temi più sentiti sono i trasporti e gli animali. A partire dalle deiezioni dei cani». Come fa a evitare di pestarle? «Le pesto e mi dico che porta fortuna. Ma qui è davvero raro. Diciamo che mi capita una volta al mese». Il percorso cambia a seconda del tempo a disposizione. «E della curiosità. Camminando scopro che cosa non va nelle nostre strade. Con il bastone individuo ostacoli e barriere, con le scarpe sento le buche. Mi fermo e telefono in Comune. Se il problema è sotto i portici avvisano l’amministratore del condominio, se su marciapiedi pubblici la squadra di operai municipali. Un lavoro di miglioramento quotidiano, costante. Ma a Cuneo si era già fatto molto prima per eliminare ostacoli e barriere».
In municipio lo attende uno scalone. Primo piano. Non ha bisogno di accompagnatori per raggiungere l’ufficio senza bastone. Né di una segretaria per leggere le pratiche. «L’elettronica mi aiuta moltissimo. Dall’agenda appuntamenti a qualsiasi pratica sono files che con programmi alla portata di tutti come Dropbox vengono letti. La firma? C’è quella elettronica con codice. Se serve su carta ho persone di fiducia che mi danno il documento».
Però ci sono valutazioni da fare. Avete rifatto via Roma. Il risultato è bello, brutto, gradevole? «Qui, di nuovo, mi aiuta la strada. Quando cammino ascolto le opinioni. C’è un nuovo dehors? Me lo faccio descrivere, chiedo giudizi, opinioni. Così su molte cose. E i cittadini sono onesti, sinceri nei giudizi. Sono loro i miei occhi. La città ricordo com’era prima di diventare cieco. Immagini chiarissime nella memoria. Ora la immagino con gli occhi degli altri. Ma quando passeggio al centro di via Roma, con le pietre che mi fanno da guida, mi sento soddisfatto del lavoro fatto finora».
Einaudi, quando gli proposero la Presidenza della Repubblica, rispose in piemontese: «Ma io sono zoppo». «Io sono cieco. Un cieco, uno zoppo, un piccolo o un alto se disonesti o sleali, non devono guidare una comunità. Non verrebbero eletti. I cittadini valutano la persona nella sua totalità, sui programmi, sui progetti, per l’onestà. Credo di essere stato eletto per questo e fra un anno mi ripresenterò perché i cittadini scelgano se rinnovarmi la fiducia per un secondo mandato».
Alle 13 lascia il municipio. Altra passeggiata. Altri incontri. Un panino, pizzeria o piatto caldo. Alle 14,30 sale nell’altro ufficio, quella della Provincia. Difficile essere il presidente della Granda? «Ci sono zone, che non conoscevo. Come l’alta Langa. Mi faccio portare, raccontare. Ci sono paesi a un’ora e mezza di strada da Cuneo. Strade messe male, zone isolate. Non vedo ma proprio per questo il mio giudizio, le valutazioni che faccio attivano tutti gli altri miei sensi: olfatto, tatto, emozione, l’ascolto reale. Il primo anno è servito per salvare il salvabile, riorganizzare un ente che ha ancora molte funzioni e poco personale».
E i viaggi a Roma, Torino. Treni e aerei? «C’è un servizio meraviglioso. Prenotando via telefono ti accolgono e ti accompagnano fino al momento dell’imbarco e all’uscita fino al taxi. Basta imparare a muoversi e, non tutto, ma molto diventa possibile».