la Repubblica, 12 gennaio 2016
Fare il sindaco è un mestiere difficilissimo e ora i Cinquestelle devono fare i conti con la loro classe dirigente improvvisata
Vista e sentita nella sua autodifesa online, la sindaca Cinquestelle di Quarto, Rosa Capuozzo, dà l’impressione di una persona semplice, dialetticamente non molto agguerrita, coinvolta in faccende cento volte più grandi di lei. Il sindaco di Parma Pizzarotti fa benissimo a difenderla, è il classico soldato in prima linea che i generaloni con il culo al caldo condannano alla degradazione senza sapere niente, o quasi, della vita di trincea. Il vero problema – mi sembra – è che una classe dirigente non si improvvisa, ma di questo non è che si parli più di tanto. Ci si spende e ci si scanna attorno a patenti di “purezza” concesse e poi levate secondo un arbitrio politico davvero poco gradevole, che obbedisce alla vecchia regola della pagliuzza e della trave. Ma è disinvolta (fino alla crudeltà) anche la presunzione di assolvere ogni peccato e rimettere ogni debito solamente in virtù dell’“onestà”, una precondizione che è diventata un lasciapassare per brave persone magari sprovvedute, magari impreparate. La formazione delle classi dirigenti rimane il buco nero della politica moderna, Cinquestelle compresi e non esclusa, ovviamente, la nuova nomenklatura dei partiti “tradizionali”, in realtà aziende fallite rilevate da cordate a volte molto spregiudicate di giovani rampanti. Fare il sindaco è un mestiere difficilissimo. Che sia un mestiere, e che sia difficilissimo, sono due concetti con i quali i Cinquestelle, presto o tardi, dovranno fare i conti, volenti o nolenti.