Corriere della Sera, 12 gennaio 2016
Temporanee e informali: adesso le nuove sedi di lavoro si chiamano "coffice"
Andrew O’Neal, uno degli sviluppatori di Clearbit – startup che fornisce informazioni su persone e aziende assegnando anche un tasso di credibilità – una scrivania ce l’ha, ma la usa poco: quando deve incontrare informatici, finanziatori e giornalisti dà appuntamento al «The Creamery», caffetteria sulla Quarta Strada di San Francisco che è uno dei centri preferiti dagli startupper. «Mi sento più a mio agio qui: l’ufficio conserva quel gusto di formalità che non sempre aiuta nelle conversazioni
e nello sviluppo delle idee», racconta al Corriere. Motivo per cui anche i colloqui O’Neal preferisce fissarli in questo piccolo edificio tutto di legno
dove si affacciano molti venture capitalist, miliardari a caccia di idee sulle quali investire.
«Avere una sede fissa non è importante», continua O’Neal. Quasi un motto, il suo, che rappresenta una fascia di lavoratori «nomadi», disinteressati a una sede fissa, perché il valore aggiunto – in un’azienda – sono proprio loro, non la scrivania che occupano. Non a caso anche in Europa – dalla Francia (come segnala Le Monde) all’Italia – è un fiorire di «coffice», i caffè-ufficio, dove si paga il tempo di permanenza e intanto si mandano avanti i progetti, si incontrano persone, si rifiniscono i modelli. «Da noi si presenta sia chi ha bisogno di un ambiente per lavorare sia il dirigente», spiega Alberto Barazzetti, di Coffice Milano, in zona Porta Romana. Il profilo? «L’età va dai 25 ai 35 anni e per la maggior parte sono donne. Si tratta in particolare di liberi professionisti e freelance. Abbiamo pure una wedding planner e un avvocato». E ancora: «Chi viene qui trova non solo il collegamento Internet ma anche quello che serve in un ufficio: lo scanner, la stampante, il videoproiettore per le presentazioni», aggiunge Omar Osman, di Anticafé Roma, in zona San Giovanni. «Ci sono imprenditori che magari stanno qui tutto il giorno per fare i colloqui, i programmatori e gli startupper, gli architetti e le grandi aziende. C’è anche chi si prende l’intero spazio: poco tempo fa un noto marchio internazionale di abbigliamento ha prenotato lo spazio per due giorni». Varietà di profili che richiede anche diverse tariffe: questo spiega la presenza di abbonamenti (giornalieri, settimanali, mensili) e di pacchetti orari (da 20, 30, 50 ore). In attesa che anche in Italia – come succede Oltralpe, scrive Le Figaro – siano le grandi aziende a mettere a disposizione delle startup le loro attrezzature.