la Repubblica, 12 gennaio 2016
La guerra sulle trivelle in cerca di petrolio
È “guerra” sulle trivelle petrolifere. Le Regioni contro il governo. Il ministro Guidi, titolare del Mise, contro le Regioni e a difesa dei suoi decreti del 22 dicembre per cercare petrolio nelle Tremiti, a Lampedusa, in Abruzzo, nel golfo di Taranto. Gli ambientalisti furibondi con Guidi, al punto che il Verde Bonelli chiede a Mattarella di intervenire. Ma a sera ecco la mossa a sorpresa del governatore della Puglia Emiliano che annuncia un conflitto di attribuzione contro il governo davanti alla Corte costituzionale perché il 23 dicembre ha cambiato la legge sulle trivelle per bloccare i referendum “notriv”. Negli stessi minuti il comitato promotore dei sei quesiti chiede alla Consulta di rinviare la camera di consiglio già fissata per domani mattina. Richiesta accolta, se ne parlerà in futuro. Nel frattempo sarà recapitato alla Corte il conflitto che dovrà essere deciso prima dell’ammissibilità del referendum. Se la Corte dovesse dar ragione ad Emiliano e alle altre dieci Regioni, potrebbero rivivere anche gli altri 5 referendum.
Ma in questo durissimo scontro non è affatto escluso che il governo possa tornare indietro sia sulla proroga dei giacimenti «fino all’esaurimento», sia sulle autorizzazioni concesse da Guidi. Proprio quei permessi hanno scatenato la rissa. Rilasciati il 22 dicembre, prima che la legge di stabilità vietasse qualsiasi nuova perforazione entro le 12 miglia. Un blitz sotto Natale. Ovviamente Federica Guidi smentisce. «Polverone pretestuoso e strumentale, non c’è nessuna nuova perforazione, ma solo permessi di prospezione geofisica». Inoltre siamo «ben oltre le 12 miglia». Ma il Verde Bonelli fa subito i conti: «Caro ministro Guidi, a voler essere pignoli a Tremiti la distanza è di 11.878 miglia, siamo al limite del limite del limite...». Non basta. Ombrina Mare, in Abruzzo, rientra nelle 12 miglia. Bonelli spiega che «prospezione» significa «un permesso per cercare petrolio attraverso l’air-gun, esplosioni devastanti che alterano il biosistema marino». Permessi «propedeutici al rilascio di quelli per la cosiddetta “coltivazione degli idrocarburi”». Il mondo degli ambientalisti è in subbuglio, Legambiente, Wwf, il Fai, che parla di una decisione «inaccettabile e incomprensibile, di cui Renzi dovrà spiegare le ragioni».
Certo è una scelta che fa infuriare di brutto Michele Emiliano perché il governo «ha mentito alle Regioni». Trama semplice. Che il governatore pugliese denuncia: «Il governo aveva promesso di ritirare tutte le autorizzazioni concesse fino a quel momento». Ancora: «In nessuna occasione sono stato avvisato dal Mise che il 22 dicembre sarebbe stata concessa da 12esima autorizzazione in Puglia». Già, quella delle Tremiti. Il retroscena è svelato. Il governo cambia la legge per evitare i referendum e promette che non ci saranno nuovi permessi, ma solo proroghe. Ma il Mise autorizza ricerche, e quindi altrettanti titoli minerari, proprio sotto il naso delle Regioni. Protesta il veneto Zaia, «non svendo Venezia per 2mila euro...». La battaglia è appena cominciata.