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 2016  gennaio 12 Martedì calendario

Con 367 sì, 194 no, 5 astenuti la Camera approva le riforme

Una passeggiata, diciamo la verità. All’ora del tè la Camera approva il disegno di legge Boschi. 367 sì, 194 no, 5 astenuti. Renzi non twitta, si affida a Facebook: «Oggi quarto voto sulle riforme costituzionali: maggioranza schiacciante in attesa di conoscere il voto dei cittadini in autunno. Stiamo dimostrando che per l’Italia niente è impossibile. Con fiducia e coraggio, avanti tutta».Breve e indolore, come previsto. Maria Elena Boschi richiude la sua borsa color salmone e riceve i complimenti di rito. Il sorriso, però, è tirato. I Cinquestelle ci sono andati giù pesanti con le vicende di Banca Etruria e il ruolo di suo padre, che ne è stato il vicepresidente.Flashback del momento più sgradevole. Prende la parola, per le dichiarazioni finali prima del voto, il grillino Danilo Toninelli: «L’unico scopo di Renzi è accentrare il potere nelle sue mani, nelle mani delle banche e dei lobbisti». Lo chiama «Matteo Rolex Renzi», con riferimento ad una ormai pubblicata vicenda di doni sauditi. Ma è alle banche che vuol arrivare. Boschi si irrigidisce, quasi stritola la penna che ha in mano. Accanto a lei, Marianna Madia si tuffa a testa bassa nelle sue carte. «Con i vostri 83 indagati in un anno siete un partito malato, la vostra riforma è il prodotto di tutto questo», grida Toninelli che infila a forza nel contesto «il padre della ministra Boschi e i suoi compari». «Non si può!», sibila lei rivolta alla presidente Boldrini (che non la vede) e poi si butta sul cellulare a digitare frenetica un sms. A chi? Forse a Lotti, forse a Matteo Orfini, presidente del partito, cui è affidato il discorso della corona in un brusio disattento.Orfini cita non a caso Boschi per stimolare un applauso riconoscente. Poi evoca, spericolato, addirittura Palmiro Togliatti: «Lui diceva che i partiti sono democrazia che si organizza...». Il tutto per far sapere che il Pd immagina una riforma le cui applicazioni siano «trasparenti, democratiche». Ai grillini, che hanno appena terminato un loro piccolo show esibendo disciplinati una coreografia con bandierine tricolori, («Stiamo arrivando, Italia!») Orfini offre un ruolo più operativo nella società e nella politica: «Vorremmo che vi liberaste dei ceppi che vi hanno imposto. Magari vi piacerà vivere da uomini liberi e parlamentari liberi». Magari no, chissà.Tutto il resto è quasi noia, nonostante lo stesso Orfini si sforzi di dare solennità al «momento storico». Boschi non raccoglie e tiene il profilo basso: «Un passo alla volta. Ci sono ancora due passaggi parlamentari». Quelli di Forza Italia sono furibondi, votano no alla riforma dopo aver votato sì nel girone precedente. La Gelmini la spiega così: «Il Patto del Nazareno era un metodo, voi l’avete tradito». Santanché, abbigliata come per una prova di dressage, fende l’aria incupita. Brunetta a questo punto ridimensiona la portata dell’evento: «Una estrema minoranza del Paese ha approvato la riforma costituzionale in uno dei tanti passaggi». Maggioranza schiacciante in aula, minoranza nel Paese. E vai con il referendum...Vanno e vengono i ministri. A lungo Maria Elena Boschi è sola a sorbirsi la cerimonia delle dichiarazioni di voto. Poi ecco Orlando, Alfano, la Lorenzin, la Madia, Gentiloni. Fuori, in Transatlantico, Franceschini ed Ettore Rosato si danno il cinque. È fatta. Guerini, che si è fatto crescere la barba, ha l’aria rilassata di uno che non teme alcun colpo di scena. «Sarebbe uno strappo gravissimo – riflette Gianni Cuperlo – se il referendum confermativo venisse inteso come un plebiscito personale». Renzi gli ha già risposto: «Avanti tutta». E scordatevi che si tocchi l’-I-talicum, aggiunge Guerini. Si va al voto presto e bene. Il Pd di Renzi si scioglie in un applauso. Bersani no, non applaude.A sera la ministra si riprende, intervistata da Lilli Gruber. Esibisce più rimmel e più sorrisi: «Se vincesse il no al referendum noi ci sottoporremo alle urne». Parla di Banca Etruria, di come i grillini sfruttano l’argomento. Restituisce loro la “gentilezza” di qualche ora prima: «Sono un partito come gli altri. La vicenda di Quarto li ha messi in difficoltà. Ma io sono garantista anche se il sospetto è pesante...».